Catania, braccio di ferro tra Viminale e la nave Ong Humanity 1 che deve tornare in acque internazionali con 35 immigrati a bordo
La Ong Humanity 1 deve lasciare il porto di Catania e tornare al largo in acque internazionali su ordine del Viminale, deciso a portare avanti la linea dura sulla gestione degli sbarchi sulle nostre coste. La Ong è pronta a ricorrere al Tar. Dopo aver fatto sbarcare 144 passeggeri, di cui 102 minori (100 non accompagnati), sulla nave sono rimasti in 35, non abbastanza fragili per guadagnare il diritto all’accoglienza.
Camilla Kranbusch, 27 anni, uno dei membri dello staff della Humanity 1, nave della Ong tedesca, ha detto al Corriere della Sera: «Hanno in tanti i segni delle torture sul corpo. Ma durante gli screening sanitari dal personale del ministero della Salute e dalla Croce Rossa non c’erano nemmeno i traduttori».
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Poi aggiunge la preoccupazione per i 35 rimasti sulla nave a guardare i compagni sbarcare: «Il momento più difficile? Un ragazzo si è sentito male, ha avuto un vero e proprio crollo», spiega Kranbusch. Inoltre, si teme che per disperazione o per cercare una nuova via d’uscita qualcuno decida di gettarsi in mare e fuggire verso la costa.
Se la nave non dovesse muoversi dal porto di Catania non si esclude che possa arrivare la richiesta di sequestro dell’imbarcazione e la denuncia per il comandante. Se ciò dovesse accadere, tutti i migranti scenderebbero a terra e automaticamente scatterebbe l’ordine di espulsione.
Netta la condanna dell’opposizione. Il senatore del Pd Antonio Nicita e il deputato e vicesegretario del partito Peppe Provenzano dicono: «A monitorare le ispezioni devono essere anche gli psicologi. Stiamo parlando di persone traumatizzate e abusate», mentre il deputato di Verdi e Sinistra italiana, Aboubakar Soumahoro, si rivolge direttamente al presidente Sergio Mattarella.
Non mancano al porto anche gli attivisti che con i megafoni fanno sentire la loro voce al grido: «Scendeteli tutti».
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