Alberto Di Pisa, è morto l’ex magistrato chiamato il “Corvo di Palermo”. Fu assolto in via definitiva per non aver commesso il fatto
Si è spento, dopo una lunga malattia, all’età di 78 anni l’ex magistrato Alberto Di Pisa. L’ex magistrato, andato in pensione nel 2015, ma nella sua lunga carriera si annoverano importanti incarichi e un’accusa che lo ha segnato profondamente.
Alberto Di Pisa è venuto a mancare a Palermo, dopo una lunga malattia. Prima di lasciare la magistratura nel 2015, per limiti d’età, aveva guidato la procura di #Marsala all’epoca del processo per il rapimento di #DenisePipitone. Condoglianze alla sua famiglia. #chilhavisto pic.twitter.com/fTQThzPI7I
— Chi l’ha visto? (@chilhavistorai3) February 3, 2022
Di Pisa iniziò la sua carriera nella magistratura nel 1971 come pretore a Castelvetrano e poi a Palermo. Successivamente ha ricoperto l’incarico di sostituto procuratore della Repubblica al tribunale del capoluogo siciliano e dal 1982 fece parte del Pool antimafia, ideato da Rocco Chinnici. E’ stato tra i giudici che istruirono il maxiprocesso di Palermo. È stato anche procuratore generale aggiunto a Palermo.
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Su di lui cadde il sospetto di essere il “Corvo di Palermo”, per cui fu condannato nel 1992 in primo grado a un anno e sei mesi perché nel 1989 l’Alto commissario per la lotta alla mafia Domenico Sica indicò fosse sua l’impronta digitale lasciata su uno dei messaggi anonimi di accuse inviati ai magistrati Giovanni Falcone, Giuseppe Ayala e Pietro Giammanco, al capo della polizia Vincenzo Parisi e al questore Gianni De Gennaro.
Dopo la condanna nel 1992 sospeso dal servizio, ma fu assolto definitivamente nel dicembre 1993 “per non aver commesso il fatto”. Negli anni successivi Di Pisa dichiarò che le sue impronte furono falsificate per coprire il pentito Totuccio Contorno. Diviene poi sostituto procuratore generale a Palermo.
Tra gli altri incarichi si ricordano quello di procuratore della Repubblica di Termini Imerese nel 2003 e nel 2008 del tribunale di Marsala, Spesso è stato destinatario di lettere minatorie con l’invio di minacce e proiettili.
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