Crisi Ucraina-Russia, le origini del conflitto che preoccupa la Nato e che sta mettendo a dura prova la popolazione locale
La crisi che stanno vivendo in questo momento la Russia e l’Ucraina affonda le radici nel 2014, per lo status di alcune regioni come la Crimea e il Donbass. Nonostante il conflitto fosse armato, l’equilibri si è mantenuto stabile fino al 2021. Nel mese di dicembre si è registrata una crisi, che ha spinto il governo Russo a schierare 100.000 soldati sul confine, ovvero la famosa “linea di contatto” lunga 427 km.
La crisi #Ucraina. Esercitazioni e manovre ai confini fanno salire la tensione. Siamo andati nel punto più caldo di questa crisi. La città di Kharkiv, in Ucraina, a pochi chilometri dal confine russo, potrebbe essere la prima linea di sfondamento in caso di invasione. @emmafarne pic.twitter.com/hg9dHe8pLA
— Tg1 (@Tg1Rai) February 2, 2022
L’Ucraina, in accordo con USA e NATO, ha alzato il livello di allarme temendo un possibile imminente attacco da parte di Mosca. Sono seguiti una serie di colloqui tra USA, NATO e Russia, da cui è stata esclusa però l’Ucraina. Le richieste della Russia riguardano una serie di garanzie di limitazioni delle azioni NATO nella regione, tra cui il divieto di ulteriori allargamenti, il ritiro delle forze da paesi che si sono uniti all’Alleanza dopo il 1997.
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Tali richieste sono state ritenute inaccettabili per i paesi coinvolti, e rischiano di far precipitare la situazione con il conseguente fallimento del processo diplomatico e lo scoppio di un conflitto armato. Intanto, gli USA hanno inviato 3mila soldati in Polonia, Germania e Romania.
A pagare il prezzo più alto è la popolazione civile, circa 2,9 milioni di persone. Di queste 400mila sono bambini. Le condizioni della maggioranza della popolazione sono preoccupanti e preoccupano la mancanza di generi alimentari e di prima necessità, nonché di supporti medici. Save the Children informa che “Dal 2014 sono 3.369 i civili rimasti uccisi e oltre 7000 quelli feriti; nel 2021 si stima che 1,5 milioni di persone hanno avuto bisogno di cibo e beni di prima necessità nelle aree colpite dalla crisi, con un incremento del 51% delle richieste rispetto all’anno precedente: negli ultimi tre anni di conflitto, infatti, l’economia lungo la “linea di contatto” ha avuto un decremento di quasi il 50%, trascinando intere comunità in povertà assoluta”.
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