Ivo Rabanser, scomparso per 20 anni è tornato per accoltellare il fratello. Ecco come viveva e dove dormiva
Ivo Rabanser per 20 anni ha fatto perdere le sue tracce, evitando qualsiasi contatto con la famiglia. Ma dopo anni di silenzio, ritorna e cerca di uccidere il fratello. Cosa ha fatto Ivo negli ultimi 20 anni? Dove ha vissuto? La ricostruzione della vita di quest’uomo è stata fatta da Il Corriere della Sera, che racconta i fatti attraverso le parole di chi lo ha conosciuto. «Era un senza dimora piuttosto atipico: molto colto e con grandi capacità lavorative». A parlare è Marco Zampese, il direttore de «Il Samaritano», una cooperativa della Caritas di Verona, che dà ospitalità ai clochard.
Di Ivo dice: «mai stato violento, la notizia del suo arresto ci ha lasciati senza parole. Da noi è arrivato alla fine del 2019 ed è rimasto fino al 13 marzo di quest’anno quando, senza darci alcuna spiegazione, è sparito nel nulla». Sul suo passato, Ivo raccontava solo di alcuni dissapori con il fratello dopo la morte del padre. Da quel momento, diceva Ivo, «mi sono trasferito a Milano e lì, per un po’, ho lavorato come elettricista. Grazie a quel che guadagnavo mi sono trasferito a Legnano, dove gli affitti costano meno, e lì ci sono rimasto un paio d’anni».
Val Gardena: riappare dopo vent’anni e massacra il fratello di coltellate@eleonoradaniele @MLicordari #storieitaliane
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Nel 2014 si trasferisce a Verona e va a vivere per strada. Roberto Vassanelli, volontario dell’associazione «Gli amici di Paolo Favale», aggiunge nuovi dettagli: «L’ho conosciuto nel 2014 e veniva quasi tutte le mattine. Ivo è molto riservato ma una volta mi accennò ai dissapori con i fratelli che l’avevano spinto ad andarsene. Quando gli chiesi perché non cercasse ospitalità in qualche struttura, rispose che preferiva dormire per la strada, nel sacco a pelo e con lo zaino sempre a portata, dentro il quale c’era tutto il suo mondo».
Sempre Vassanelli parla di lui come di un uomo colto: «Trascorreva i pomeriggi nella biblioteca universitaria, leggendo ogni genere di libri. Sa molte cose, è sempre educato e pronto a darsi da fare. All’epoca ci dava una mano a distribuire il cibo e so che, per guadagnare qualche soldo, ogni tanto lavorava nei campi. Così, quando nel 2019 saltò fuori un’opportunità professionale, pensai subito a lui». Inoltre, parla del lavoro al Circolo Tennis Scaligero. «Alla struttura sportiva serviva un tuttofare, per tagliare l’erba e fare piccole manutenzioni. Ivo accettò e dopo un periodo di prova fu assunto a tempo indeterminato: era bravissimo. Lo mettemmo in contatto con Il Samaritano, e trovò finalmente anche una stanza per dormire. Ero molto orgoglioso di averlo sostenuto: stava dimostrando di meritarsi la fiducia di chiunque gli tendesse la mano».
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Poi con l’arrivo del Covid le cose sono cambiate. Dopo i tre mesi di isolamento a Il Samaritano, ha espresso il desiderio di un appartamento suo. «Un pomeriggio ci siamo salutati come sempre – racconta Andrea Bonomini, presidente del Circolo Scaligero – disse che il giorno dopo avrebbe completato di sistemare una copertura. Non l’ho più visto». Preoccupato per la sua assenza lo aveva raggiunto all’alloggio: «Ma la stanza era perfettamente pulita, in ordine».
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