San Giuseppe Jato, indagato ex comandante dei vigili urbani e altre nove persone. Le accuse vanno dall’associazione mafiosa all’estorsione
A San Giuseppe Jato e a San Cipirello in provincia di Palermo sono state eseguite dai carabinieri dieci misure di custodia cautelare, otto in carcere, una ai domiciliari e un’altra di sospensione dal servizio. Per gli arrestati le accuse sono di associazione mafiosa, estorsione, cessione di sostanze stupefacenti e accesso abusivo al sistema informatico.
Le indagini hanno preso avvio nel 2017, dopo l’arresto di Ignazio Bruno, capo del mandamento mafioso di San Giuseppe Jato, e del suo autista e consigliere Vincenzo Simonetti. I due, dal carcere, avrebbero continuato a mantenere i contatti con i soggetti oggi arrestati, i quali avrebbero gestito gli affari all’esterno.
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Le persone destinatarie del provvedimento cautelare con l’accusa di associazione mafiosa sono Calogero Alamia, Maurizio Licari, Nicusor Tinjala, Giuseppe Bommarito e i figli Calogero Bommarito e Giuseppe Antonio Bommarito. Alcuni già con condanne e reati simili. A questi si aggiunge Massimiliano Giangrande, a cui non è contestata l’associazione mafiosa.
Palermo. Questa mattina a San Giuseppe Jato (Palermo) e a San Cipirello (Palermo) i militari del Nucleo Investigativo del Gruppo Carabinieri di Monreale (Palermo) hanno eseguito 10 provvedimenti cautelari (8 in carcere, 1 domiciliare e 1 dellahttps://t.co/Uf1imQmaEQ pic.twitter.com/3r3fxoEeND
— Report Difesa (@reportdifesa) October 25, 2021
L’associazione deteneva il controllo sia dello spaccio di hashish che del territorio attraverso estorsioni. Inoltre, risultano aggiudicatari in maniera irregolare di appalti per opere realizzate nella valle dello Jato e a Palermo.
Tra gli indagati spicca anche l’ex comandante della polizia municipale di San Giuseppe Jato, oggi in pensione. L’uomo è accusato, come riporta il Corriere della Sera, di essersi introdotto illegalmente “nel sistema informativo dell’Aci per verificare l’intestatario della targa di un veicolo da cui erano stati scaricati illegalmente rifiuti edili in un’area controllata dalle telecamere comunali”, al fine di avvertirlo di ripulire per non incorrere in sanzioni.
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