Morte di Chiara, emersi nuovi inquietanti dettagli dall’interrogatorio del colpevole, un giovane coetaneo della ragazza che ha detto di aver sentito una voce
“L’ho uccisa perché me lo ha detto Samael, l’angelo della morte», sarebbero state queste le motivazioni addotte da giovane amico di Chiara Gualzetti per giustificare l’omicidio, ma per Simone Purgato, il pubblico ministero a cui il procuratore capo della procura dei minori di Bologna Silvia Marzocchi ha affidato l’indagine, sono solo vaneggiamenti.
Il ragazzo, secondo quanto riportato da Open, ha poi raccontato in pare la dinamica dell’omicidio: «Avevamo appuntamento verso le dieci, siamo andati su per la collina fino ad arrivare al boschetto sotto l’Abbazia e l’ho uccisa col coltello che mi ero portato dietro». Il corpo di Chiara era, infatti ricoperto di lividi e ferite da arta da taglio. «Poi sono tornato a casa e ho fatto finta di niente». Il Corriere della Sera ha riportato anche alcuni messaggi che l’omicida avrebbe mandato ad un’amica e ad un parente, in cui scriveva alla prima: «Ho ucciso Chiara». Mentre ad un parente, pochi giorni dei fatti, avrebbe scritto: «Domenica ucciderò una ragazza», ma il messaggio non è stato preso sul serio.
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Nell’ultima deposizione lasciata in carcere, dove il ragazzo è stato tradotto con l’accusa di omicidio con l’aggravante della premeditazione, ha aggiunto:«Da tanto tempo parlo con Samael, l’angelo del giudizio. L’ho anche visto; un uomo alto, di fuoco. Sento dentro una voce, mi vede in posa con i muscoli addominali in evidenza e con gli occhi rossi». L’avvocato del giovane, Tania Fonzari, ha detto: «Il mio assistito è molto scosso e si è messo a piena disposizione».
Il padre della povera Chiara, Vincenzo, non si dà pace per quanto accaduto, e ieri ha detto di conoscere il ragazzo, che non abita nello stesso paese di Chiara: «Ha fatto uno stage con me, non ha mai dimostrato demoni, sarà forse uno dei primi alibi che si sta creando. Io non vorrei che mia figlia fosse morta per niente e che non abbia giustizia». Il timore è quello che possa essere giudicato incapace di intendere e di non essere processato.
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