Strage di Ardea, nuovi risvolti emergono dalle indagini, come i messaggi postumi del killer inviati alla madre e all’ex fidanzata e la lettera di Rita Rossetti
Oggi si svolgeranno, alle 14 nella chiesa della Regina Pacis di Ostia, i funerali dei due bambini Daniel e David Fusinato, di 10 e 5 anni, uccisi ad Ardea dalla follia omicida di Andrea Pignani.
La mamma dell’ingegnere, poi suicida, Rita Rossetti ha scritto una lettera mostrata in esclusiva al Corriere della Sera, in cui racconta il suo dolore, stingendosi a quello dei familiari delle vittime.
Così esordisce la lettera: «Come madre e moglie sono profondamente addolorata e sconvolta per il gesto folle, efferato e violento di mio figlio, davanti al quale non mi do pace né ragione, come voi».
Poi continua:
«Il gesto insano che ha provocato la morte di Salvatore, Daniel e David, anime innocenti, ha gettato nel dolore e nella disperazione le vostre famiglie e la mia. Come si può arrivare a tanta ferocia? Il gesto di mio figlio non può essere giustificato in alcun modo. Mi sento impotente davanti alla vostra tragedia e so che non ci sono parole giuste. Ci sono cose che il tempo non può accomodare, ferite talmente profonde che lasciano il segno e ti cambiano la vita inesorabilmente, perché indietro non si torna». E conclude: «Permettetemi solo di stringermi con tutto il mio dolore e quello della mia famiglia tutta, al vostro che sarà lungo e incolmabile».
Gli inquirenti stanno indagando su più fronti e soprattutto stanno cercando di ricostruire il profilo psicologico dell’assassino, che pare avesse pianificato tutto. C’è da capire se era istigato e manovrato da qualcuno o si tratta solo di una sua folle idea. Sta di fatto che l’uomo, prima di commettere gli omicidi, aveva programmato l’invio di una serie di sms, uno alla madre e l’altro alla ex fidanzata. «Quando leggerai questo messaggio, io sarò già morto. Andrea», questo il messaggio inviato alla madre.
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Dall’intervista fatta alla madre del giovane dal Corriere della Sera si evince tutto il dolore di una donna che porterà con sè sempre il peso di un gesto, che lei stessa ha definito “insano”. Cerca anche di esporre il suo punto di vista, non una giustificazione, ma la convinzione di essere in buona fede. Dice la signora Rossetti: «Se io ho sbagliato l’ho fatto in buona fede. Se avessi saputo che negli ultimi tempi andava in giro a sparare con la pistola, come dicono, sarei stata io la prima a denunciarlo! Ma non disconosco mio figlio e gli vorrò sempre bene malgrado quello che ha fatto. Andrea poteva essere aiutato? Bella domanda. Ogni reazione alle terapie è sempre una cosa individuale. E se uno si rifiuta? I matti rifiutano sempre l’idea di essere malati». E sulle mancate cure al giovane è intervenuto l’avvocato Mellacca, che dice: «La verità è che nessuno ha obbligato Andrea a curarsi».
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