Santino Di Matteo su Brusca: «Sciolse mio figlio nell’acido, se lo trovo per strada non so che succede»
Le parole di Santino Di Matteo dopo la scarcerazione di Giovanni Brusca: «La legge non può essere uguale per questa gente
Santino Di Matteo: «Sciolse mio figlio nell’acido, se lo trovo per strada non so che succede» sono queste le parole di Santino Di Matteo in un’intervista al Corriere della Sera, dopo aver appreso la notizia della scarcerazione di Giovanni Brusca, l’uomo – fedelissimo di Totò Riina, che fece sciogliere il ragazzino nell’acido dopo averlo sequestrato e tenuto per due anni di casolare in casolare sino a volerne la morte per zittire il padre, che nel frattempo aveva deciso di collaborare con lo Stato. Una vendetta nei confronti del pentito ed l’ex mafioso di Altofonte.
Il figlio Giuseppe aveva 13 anni quando fu sequestrato e il sogno di fare il fantino nel cassetto. Quel sogno non ha potuto avverarlo perché fu fatto fuori da Brusca e suo fratello Enzo all’età di 15 anni.
Nell’intervista Di Matteo dice: «Dopo trent’anni mi fanno ancora testimoniare ai processi. Io vado per dire quello che so. Ma a che cosa serve se poi lo stesso Stato si lascia fregare da un imbroglione, da un depistatore?».
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E racconta anche di un altro omicidio, oltre quello di suo figlio: «La legge non può essere uguale per questa gente. Brusca non merita niente. Oltre mio figlio, ha pure ucciso una ragazza incinta di 23 anni, Antonella Bonomo, dopo avere torturato il fidanzato. Strangolata, senza motivo, senza che sapesse niente di affari e cosacce loro. Questa gente non fa parte dell’umanità».
Parole di dolore e cariche di amarezza: «Si dimentica che ‘u verru, cioè il maiale, come chiamavano Brusca, conosceva Giuseppe, mio figlio, da bambino. Ci giocava insieme con la play station. Eppure l’ha fatto sciogliere nell’acido. E questo orrore si paga in vent’anni? Io non posso piangere nemmeno su una tomba e lui lo immagino pronto a farsi una passeggiata. Magari ad Altofonte. O in un caffè davanti al Teatro Massimo di Palermo. Mi auguro di non incontrarlo mai, come chiedo al Signore. Se dovesse succedere, non so che cosa potrebbe accadere».
E afferma: «…la verità è che tutti i sorveglianti e gli aguzzini della mia creatura sono liberi. Tutti a casa. E ora va a casa pure il capo che organizzò e decise tutto. Lo stesso boia di Capaci. Si può dire boia? Lo posso dire io?».
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