15 luglio 1997: l’omicidio di Gianni Versace nella sua villa a Miami

L’assassinio di Gianni Versace avvenuto il 15 luglio 1997 nella sua villa a Miami

Era il 15 luglio del 1997 quando Gianni Versace, uno dei più importanti stilisti italiani,  fu assassinato sui gradini della sua villa a Miami. Ad uccidere la stella della moda internazionale fu Andrew Cunanan, un giovane gigolò che sempre nell’estate del 1997 aveva compiuto una serie di omicidi: quattro compiuti nei tre mesi precedenti.

Pare che l’assassino, che si suicidò una settimana dopo aver ucciso Versace, e Versace non si conoscevano. Gianni Versace, quando fu ucciso aveva 50 anni. Era nato a Reggio Calabria nel 1946. Quella mattina del 15 luglio 1997 uscì a fare una passeggiata, di solito quella passeggiata dal bar all’acquisto dei giornali era riservata al suo assistente, ma quel giorno volle uscire lui. Ad attenderlo al suo rientro Cunanan, che gli sparò in testa due colpi di pistola, uccidendolo sul colpo. Poi fuggì su un furgone rubato a una sua vittima.

Cunanan era nella lista dei dieci criminali più ricercati degli Stati Uniti, colpevole di quattro omicidi avvenuti dall’aprile del 1997: il giovane gigolò aveva ucciso un ex ufficiale di marina utilizzando un martello e un suo ex amante architetto a colpi di pistola. E ancora: un agente immobiliare con un cacciavite a Chicago e poi il custode di un cimitero in New Jersey, sempre con una pistola.

Dalle prime indagini fu ipotizzato anche un omicidio ordinato dalla mafia. Questo perché sul luogo del delitto fu trovato un uccello morto, che successivamente si scoprì morto a causa di un frammento di proiettile. A distanza di nove giorni dall’omicidio di Versace, l’assassino fu trovato morto nella camera da letto di una casa galleggiante a Miami, Cunanan si sparò  alla tempia utilizzando la pistola con la quale aveva ucciso le sue vittime.

Non fu mai trovato un legame tra lui e Versace, che fu cremato e sepolto sul lago di Como.

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Il suo talento si sviluppò sin da bambino, seguendo quello della madre, che aveva una bottega da sarta nel centro di Reggio Calabria. Erano gli anni Settanta quando Gianni si trasferì a Milano, qui iniziò a lavorare per alcune aziende di moda e bastò  qualche anno per arrivare a presentare la sua prima collezione.

Fu grazie a lui che la moda scese dal piedistallo d’élite per mischiarsi con la cultura popolare. «Quando nasci in un posto come la Calabria, e tutto intorno c’è la bellezza, delle terme romane, dei monumenti greci, non puoi fare a meno di essere influenzato dalla classicità», diceva. Così nelle sue creazioni mise simbologie etrusche, elementi della Grecia antica e il Barocco italiano, mischiandoli con la musica punk e con la street art, sfruttando anche materiali come plastica e metallo e le cinghie di pelle.

L’altra intuizione fu quella di sfruttare nel mondo della moda alcune celebrità, come Madonna, Bon Jovi a Sting. E ancora l’utilizzo di supermodelle strapagate, mettendo insieme, per esempio, in una sfilata Naomi Campbell, Cindy Crawford, Linda Evangelista e Christy Turlington che uscivano insieme a braccetto mentre cantavano in passerella “Freedom” di George Michael. Era il 1991.

Divenne molto amico di celebrità Woody Allen, la principessa Diana a Mike Tyson.

Dal 1982 sino alla sua morte, Versace fu fidanzato con il modello Antonio D’Amico. Il suo fidanzato cominciò a lavorare come stilista per la sua azienda. Azienda che Gianni Versace aveva fondato nel 1978 insieme alla sorella Donatella e al fratello Santo. Tra le passioni principali di Gianni Versace c’era l’arte contemporanea, continuamente si interessava e visitava atelier e studi. E in casa aveva perfino assunto una persona che si occupasse di tenere ordinati i moltissimi libri che aveva.

fonte immagine di copertina: Ansa

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