
Il 10 luglio, a Milano, anzi più precisamente a Segrate – Parco di Novegro – si è tenuto il concerto di Willie Peyote.
Che, come sempre, è stato bellissimo.
Dico come sempre perché non è la prima volta che lo vedo dal vivo a Milano, è il terzo anno, e ogni volta non me ne pento affatto.
La cosa che mi sorprende sempre è l’importanza che dedica anche alla sua band, al coro, fatto da Pugni, un cantautore Pisano, sul palco Willie conduce uno spettacolo coinvolgente, fatto di ritmo, groove funk, jazz, rap d’autore e momenti cantautorali si alternano con fluidità.
Ospite del concerto Ditonellapiaga, con la quale canta due pezzi, Chissà, featuring del nuovo album, e Un Tempo Piccolo, omaggio al maestro Franco Califano, come a Sanremo 2025, durante la serata cover, però con l’assenza di Tiromancino.
Omaggio fatto incredibilmente bene, che ha coinvolto il pubblico, nonostante non fosse un pezzo del suo repertorio.
Willie fa molto più che cantare: tra un pezzo e l’altro gesticola, sorseggia un gin‑tonic, introduce con battute taglienti o monologhi su temi sociali e politici.
Il suo concerto è fondato, totalmente, sull’interazione con il pubblico.
Fondato su un mix perfetto di spessore sociale e coinvolgimento fisico.
Il pubblico, di diverse fasce d’età, cantava, saltava e rifletteva con lui, perché Willie non ha portato solo musica ma un terzo spazio tra battuta e parola d’autore.
“Io non sono razzista ma…” si trasforma in una critica sarcastica al razzismo dilagante nella retorica pubblica, accompagnato da critiche al nostro governo, ai tempi odierni, al silenzio per il genocidio, insomma Willie lo fa da sempre e continua a farlo pure ora, non per moda o perché conviene, ma perché fa parte della sua visione della musica.
Visione che dovrebbe essere condivisa da tutti, dato che anche non prendere una posizione, infondo, è prendere una posizione.
Perché tutto è politica, soprattutto quando si è un personaggio pubblico, con un potere non indifferente.
C’è chi, come Willie, che sceglie di usarlo bene, senza indifferenza, e chi se ne frega.
Non è un rapper che “crolla il palco”: sa che il pubblico è lì per i testi, la riflessione e l’ironia, più che per la mera performance fisica, che certo, è importante, e infatti, grazie all’accompagnamento sublime, ne esce decisamente bene, ma non è tutto.
Un esempio perfetto di cosa può essere la musica e come può essere usata.
Insomma, se siete stanchi di vedere gente che sta zitta e volta le spalle, e volete qualcuno che prenda posizione, e ci creda davvero, Willie è quello che fa per voi.