Vittorio Emanuele di Savoia, la tumulazione dopo 5 mesi dalla morte

Vittorio Emanuele di Savoia, la tumulazione dopo 5 mesi dalla morte

Vittorio Emanuele di Savoia, la tumulazione dopo 5 mesi dalla morte nella Cripta Reale della Basilica di Superga

Dopo cinque mesi dalla sua scomparsa, avvenuta il 3 febbraio scorso a Ginevra, le spoglie di Vittorio Emanuele di Savoia, ultimo erede maschio del ramo cadetto dei Savoia, sono state tumulate in forma privata nella cripta reale della Basilica di Superga a Torino.

A comunicarlo, in una nota ufficiale, è stata la casa reale. «Le spoglie di sua altezza reale Vittorio Emanuele di Savoia e principe di Napoli, sono state tumulate – in forma strettamente privata – all’interno della cripta reale della basilica di Superga a Torino, alla presenza di sua altezza reale Emanuele Filiberto, duca di Savoia, principe di Piemonte e principe di Venezia».

«Prossimamente, presso la medesima basilica e in data che sarà preventivamente comunicata – viene detto nella nota -, sarà organizzata una celebrazione di suffragio. Sua altezza reale il principe Emanuele Filiberto – conclude il comunicato – ringrazia nuovamente, accanto alle istituzioni che hanno reso possibile il rispetto delle ultime volontà del compianto principe circa la propria sepoltura secondo la tradizione di Casa Savoia, quanti, in questi mesi, hanno partecipato al dolore e al lutto della famiglia reale, con particolare riconoscenza ai tanti Italiani – e, tra questi, ai molti torinesi – che hanno manifestato il proprio cordoglio».

Alla cerimonia di tumulazione era presente il figlio, Emanuele Filiberto di Savoia. Come da suo desiderio, espresso prima della morte, Vittorio Emanuele è stato cremato e le sue ceneri sono state quindi inumate nel pantheon della famiglia reale, situato nei sotterranei della Basilica di Superga. Qui riposano già i resti di molti altri membri della dinastia sabauda, tra cui Vittorio Amedeo II, il fondatore della Basilica, e Carlo Alberto.

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Il ritardo della tumulazione sarebbe avvenuto per alcuni permessi negati in un primo momento dalla Sovrintendenza, che chiedeva alla famiglia Savoia un progetto che si integrasse armonicamente con gli elementi architettonici esistenti.

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