Tennis, Binaghi torna a parlare di Sinner: «Ha diritto agli svaghi, a fare le vacanze»
Il tennista nel ciclone dopo la scelta di non andare dal Presidente Mattarella
Jannik Sinner è di nuovo al centro delle polemiche dopo aver scelto di non andare, per motivi di salute, dal Presidente Sergio Mattarella nella giornata di ieri, 29 gennaio. Il Capo dello Stato ha ricevuto una delegazione di tennisti protagonisti con la vittoria di Davis Cup e Billie Jean King Cup.
Il numero uno della Federtennis, Angelo Binaghi ha parlato a Repubblica e ha spiegato perché Sinner era assente.
«Bisogna prima di tutto capire. Sta vivendo una situazione di stress al limite dell’umano. E parliamo di un ragazzo di 23 anni, sottoposto a una pressione massima ovunque. In campo, dove tutti vogliono batterlo. Fuori, perché c’è un giudizio pendente al Tas sul quale sono assolutamente ottimista ma che in linea teorica può devastargli la carriera. Non può più vivere: non può prendere una coca-cola al bar o chiedere dov’è un bagno. E poi lui è troppo disponibile con tutti, sorride, firma autografi e concede selfie senza mai negarsi. Nessuno comprende che è il campione di uno sport individuale esasperato, in cui giri il mondo per undici mesi e sei al limite della resistenza psicologica e fisica».
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Poi aggiunge: «Ha diritto agli svaghi, a fare le vacanze, a litigare con i suoi amici. A innamorarsi, anche. Tanto più per le scelte che ha fatto a tredici anni che gli hanno tolto molte cose. Vogliamo tutelare un ragazzo che valorizza l’Italia con un’immagine e una condotta impeccabili? Allora accettiamo di lasciarlo in pace. Altrimenti costringiamolo ad andare a Sanremo o da Vespa. Quelli che oggi fanno i censori di Jannik sono gli stessi che lo hanno massacrato perché rinunciò a Tokyo o alla Davis per allenarsi. Una scelta dolorosa e lungimirante. Persino io avevo perplessità quando lasciò un allenatore come Piatti, ma ebbi il buon gusto di tacere, almeno. Qui pontificano tutti. Poi ha sempre avuto ragione lui e nessuno gli ha chiesto scusa».
Infine elogia il movimento tennistico. «Poi il fatto che l’Italia abbia, unico Paese al mondo, 11 giocatori nei primi 100 tra gli uomini, significa che anche lui è cresciuto in un contesto virtuoso che almeno non ha limitato le sue potenzialità. Io sono arrivato nel 2001, l’anno in cui Jannik è nato, e ho trovato una federazione disastrata. Sinner ha usufruito delle nostre riforme, si è appassionato a seguire le partite in chiaro su Supertennis, il nostro canale: prima il tennis in tv era solo per ricchi, e Jannik non aveva la pay-tv. Fosse nato vent’anni prima avrebbe fatto il calciatore. Aggiungo che lui permette agli altri italiani di crescere con meno occhi addosso. E che allo stesso tempo essere il leader del movimento campione del mondo, confrontarsi con altri azzurri di livello, lo aiuta».
Ph. Credit: Sposito/FITP