Strage di Bologna, le parole di Mattarella nel 41° anno dal terribile attentato dove la città e l’intera Repubblica furono colpite al cuore
Era il 2 agosto del 1980, quando, alle 10:25, 23 chili di esplosivo provocarono una devastazione nella stazione centrale di Bologna, uccidendo 85 persone e ferendone 200. A 41 anni da quel terribile attentato, uno dei più gravi nella storia europea, solo in parte si conosce la verità dei fatti.
Per l’attentato per decenni sono state condotte indagini, che hanno portato alla luce mandanti ed esecutori materiali, tra questi ci sono Licio Gelli, l’ex maestro venerabile della P2, Umberto Ortolani, l’ex prefetto a capo dell’ufficio Affari riservati del ministero dell’Interno, Federico Umberto D’Amato, fino al direttore del Borghese, Mario Tedeschi.
Infine, il “quinto uomo”, Paolo Bellini di Avanguardia Nazionale, che avrebbe agito “in concorso” con gli ex Nar già condannati per la carneficina: Francesca Mambro, Giusva Fioravanti (ergastolo), Luigi Ciavardini (30 anni, tutti e tre definitivi) e Gilberto Cavallini (ergastolo, primo grado). Su Bellini, ultimamente ha parlato l’ex moglie, che lo avrebbe identificato con certezza nelle immagini di repertorio.
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“Quarantuno anni fa la città di Bologna e con essa la Repubblica vennero colpite al cuore”, così esordisce il messaggio del Presidente della Repubblica in occasione del tragico anniversario.
“Un attentato dinamitardo, ad opera di menti ciniche che puntavano alla destabilizzazione della democrazia italiana, provocò una terribile strage in cui morirono donne e uomini inermi, bambini innocenti. I bolognesi e gli italiani seppero reagire con sofferto coraggio, offrendo solidarietà a chi aveva bisogno di aiuto, di cure, di conforto. Affermando un forte spirito di unità di fronte al gesto eversivo diretto contro il popolo italiano. Sostenendo nel tempo le domande di verità e di giustizia, che, a partire dai familiari, hanno reso la memoria di questo evento disumano un motore di riscatto civile e un monito da trasmettere alle generazioni più giovani”.
Aggiunge il Presidente: “L’impegno di uomini dello Stato, sostenuti dall’esigente e meritoria iniziativa dell’Associazione tra i Familiari delle vittime, ha portato a conclusioni giudiziarie che hanno messo in luce la matrice neofascista della bomba esplosa la mattina del 2 agosto 1980. Non tutte le ombre sono state dissipate e forte è, ancora, l’impegno di ricerca di una completa verità. La Repubblica ha saputo respingere la strategia di questi criminali, difendendo i principi di civiltà conquistati con la lotta di Liberazione”.
Conclude Mattarella: “La vicinanza, che rinnoviamo a quanti sono stati colpiti negli affetti più preziosi da tanta ferocia, costituisce anche pegno per il futuro, affinché il patrimonio di valori e di umanità, che sta alle fondamenta della nostra società, sia percepito sempre più come un bene comune indivisibile”.
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