Quarta Repubblica, i punti salienti dell’inchiesta sugli sprechi del Pnrr

Quarta Repubblica, i punti salienti dell'inchiesta sugli sprechi del Pnrr

Quarta Repubblica: le telecamere della trasmissione sono andate nella campagna di Piacenza, sul fiume Po, al confine tra Lombardia ed Emilia-Romagna

Un’inchiesta sugli sprechi del Pnrr è andata in onda ieri sera a “Quarta Repubblica”, il programma di approfondimento e inchiesta condotto da Nicola Porro, in prima serata, su Retequattro.

Le telecamere della trasmissione sono andate nella campagna di Piacenza, sul fiume Po, al confine tra Lombardia ed Emilia-Romagna. Sono qui in arrivo 357 milioni di euro del Pnrr, il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza per un progetto per la rinaturazione del fiume Po che servirebbe a riaprire i rami abbandonati del fiume, un tempo parte del corso d’acqua. Il progetto è firmato da WWF e A.N.E.P.L.A., l’associazione nazionale dei cavatori. Cosa ci fanno ambientalisti e imprenditori delle cave, da sempre nemici, insieme sotto la bandiera del green?

Il progetto sarebbe anche un’opportunità di lavoro per i cavatori che, di mestiere, oltre che eseguire gli scavi, vendono la sabbia sul mercato. È uno dei trentasette interventi previsti nel piano del WWF, si chiama “Foce Nure”, un vecchio progetto mai realizzato che prevede una deviazione del corso del Po di oltre tre chilometri. Un nuovo percorso del fiume che pare avere poco a che fare con gli obiettivi di rinaturazione, visto che lì il Po non ci è mai passato. Sarebbe lo scavo più importante dell’intero progetto, da solo varrebbe 10 milioni di metri cubi di sabbia, il costo stimato è di 30 milioni di euro di fondi pubblici.

Una fonte, che vuole rimanere anonima, racconta: «Storicamente non è mai accaduto che ci siano così tanti soldi per il fiume. Quello che è grave è che vengano sprecati per gli interessi di qualcuno. La cosa strana è che c’è un’area che assolutamente non ha nulla a che vedere con la rinaturazione, perché sposterebbe il Po per tre chilometri e mezzo all’interno di un’area privata». E ancora: «La cosa strana è che l’area privata è proprio del proponente del progetto, che è il Presidente di A.N.E.P.L.A. e anche il proprietario di quest’area».

Secondo le mappature, il nuovo corso non passerebbe su un’area demaniale ma su terreni privati di una società agricola intestata all’imprenditore Claudio Bassanetti, Presidente di A.N.E.P.L.A. che ha promosso il progetto con il WWF e che possiede gli impianti di estrazione a ridosso dell’area dell’intervento.

La fonte anonima spiega: «Diventerebbe la cava più grande mai pianificata come sabbia. Proprio il presidente, che dovrebbe rappresentare tutti i cavatori, se realizzasse questo intervento diventerebbe il monopolista di tutto quel territorio per i prossimi dieci anni».

Quando la giornalista controbatte dicendo che potrebbe essere anche qualcun altro a realizzare i lavori, la fonte spiega: «Tecnicamente ha già gli impianti lì, chiunque altro volesse raggiungere quell’area sarebbe costretto ad avere dei costi molto più alti. Nessuno potrà essere competitivo. La scheda tecnica presentata dal WWF è uno dei pochi interventi dove non sono previste tutte le voci invece elencate in tutti gli altri interventi. Quali sono i vantaggi di questo intervento?».

Dopo la denuncia, la trasmissione ha chiesto anche chiarimenti al Presidente dei cavatori, Claudio Bassanetti.

Questo il contenuto dell’intervista.

Ci ha colpito molto questa alleanza tra WWF e A.N.E.P.L.A. per la rinaturazione del Po. Come è stato possibile che vi metteste insieme?

«Quando io sono diventato Presidente nazionale di A.N.E.P.L.A., WWF mi ha contattato. L’obiettivo è il più grande progetto di riqualificazione europeo sul fiume più importante che abbiamo in Italia».

Lei è coinvolto direttamente in questo grande progetto? C’è quella prevista deviazione del Po che attraversa anche dei suoi terreni. Come è compatibile questo con il progetto? Lei sarà in prima linea in questo lavoro?

«No nel senso che le attività saranno tutte in appalto, è un’evidenza pubblica. Questa è una domanda che secondo me è meglio evitare…se stacchi te la spiego».

Perché? Pensavo fosse una domanda normale. Possiamo dare una risposta ufficiale?

«Sì. La sua è una domanda che ovviamente ha il pregiudizio di dire ‘Ah be ma allora in tutto questo intervento c’è un suo interesse’ la risposta è no».

Non c’è l’interesse?

«No, fa parte di 37 interventi condivisi con il WWF. Quindi non li ho firmati io, li ha firmati anche il WWF».

Quindi loro lo sanno questo?

«La gara d’appalto è aperta, se non ci sono inerti estraibili da commercializzare, il nostro lavoro è lavorare e commercializzare degli inerti. Non c’è un altro interesse, quindi non sapremo nemmeno se parteciperemo».

Se invece c’è questa possibilità, l’interesse?

«Allora è probabile che parteciperemo alla gara d’appalto».

Ma la possibilità di commercializzare la sabbia è esplicitamente prevista nel progetto firmato dal  WWF,  che evidenzia il vantaggio competitivo in sede di gara per le aziende che sono più vicine con i loro impianti, quindi la giornalista chiede:

Siete più vicini fisicamente al luogo dell’intervento, eventualmente questo potrebbe essere un vantaggio competitivo.

«È come dire che se fanno un’autostrada vicino a casa sua, lei partecipa alla gara ed è avvantaggiata perché l’autostrada è vicino a casa sua».

Come costi di realizzazione dei lavori?

«Non lo sappiamo, è un progetto che è lì da 20 anni».

Ed è di rinaturazione l’intervento?

«No, no, no. Era un intervento di sicurezza idraulica».

E cosa c’entra allora la rinaturazione ora?

«Quello è un lavoro estremamente importante, come sono importanti tutti e 37 gli interventi».

La trasmissione ha poi chiesto un parere a un ingegnere idraulico esperto proprio di quel tratto di fiume: «Non riesco neanche io a capirlo quell’intervento lì. Se devo proteggere dalle piene non faccio quell’intervento lì. Lì si caverà della sabbia, almeno così mi sembra. Ma la priorità del Po è quella? È un po’ strano che il WWF sia su questo tipo di iniziativa».

E ancora, i microfoni hanno raggiunto Andrea Agapito, responsabile del progetto del WWF, che in merito alla deviazione del fiume che passerebbe proprio nei terreni del Presidente di A.N.E.P.L.A., spiega: «Non è che siamo andati a vedere chi c’era sopra o sotto o di fianco. C’erano delle aree che si sono ritenute importanti per gli obiettivi del progetto. Io mi rendo conto che ci sono interessi sopra. Io che non conto niente sono stato contattato da diversi amministratori ‘C’è una torta e noi abbiamo diritto a questa fetta’. Non gliene frega niente del progetto. Ci sono degli appetiti enormi».

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