Processo Capaci Bis, confermati i 4 ergastoli dalla Corte di Cassazione
Processo Capaci Bis, confermati i 4 ergastoli dalla Corte di Cassazione. Il giudice Balsamo: “siamo sempre alla ricerca di tutta la verità”
La Corte di Cassazione ha confermato gli ergastoli ai quattro imputati nel processo Capaci Bis. Dopo quattro ore di camera di consiglio, i giudici della seconda sezione penale di piazza Cavour hanno rigettato il ricorso degli imputati, confermando gli ergastoli per Salvatore Madonia, Giorgio Pizzo, Cosimo Lo Nigro e Lorenzo Tinnirello.
Il Presidente del Tribunale di Palermo, Antonio Balsamo ha dichiarato all’Adnkronos: “La conferma della sentenza emessa dalla Corte di assise di Caltanissetta sulla strage di Capaci è un contributo importante per l’accertamento della verità su uno dei fatti più gravi della storia italiana”.
Continua il giudice: “La sentenza peraltro segnala la completa possibilità che dietro questo drammatico evento ci sia una convergenza di interessi tra Cosa nostra e centri di potere esterni. Questa conclusione viene raggiunta essenzialmente sulla base di due elementi: le dichiarazioni di Antonino Giuffrè a proposito dei sondaggi preventivi che sarebbero stati effettuati da Cosa nostra presso ambienti politici ed economici prima di dare avvio alla strategia stragista e la decisione di salvare Riina che il 4 marzo 1992 comunicò a Vincenzo Sinacori che bisognava porre termine alla missione romana, perché c’erano cose più importanti che sarebbero state realizzate in Sicilia”.
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“La strage di Capaci ha rappresentato un punto di svolta nella coscienza civile nel paese e nell’azione di Stato contro la criminalità organizzata – ha spiegato Balsamo – essa ha costituito l’inizio della fine di un’epoca in cui la mafia dei corleonesi poteva contare su un rapporto di alleanza con il mondo sociale, economica e politico”.
“Questa sentenza – conclude il giudice – accerta in maniera inconfutabile la fase preparatoria dell’attentato ma al tempo stesso apre la strada a un ulteriore lavoro di ricerca della verità che può essere il modo migliore per onorare la memoria di un grande magistrato come Giovanni Falcone”.
Tina Montinaro, la vedova di Antonio, uno degli uomini della scorta, ha dichiarato sempre all’Adnkronos: “Non ci aspettavamo niente di diverso. È chiaro che siamo sempre alla ricerca della verità, tutta la verità, visto quello che poco alla volta sta emergendo. Non ci accontentiamo degli ergastoli, vorremo sapere tutto quello che è successo e perché è successo”.
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