Ponte Morandi: si aggrava la posizione di Castellucci, ex ad di Autostrade

Ponte Morandi

Per il crollo del Ponte Morando 71 sono le persone indagate, ma Castellucci, ex ad di Autostrade sapeva dal 2010 che il ponte era pericoloso

Il 14 agosto 2018 Genova fu scossa da una terribile tragedia: il crollo del Ponte Morandi, che causo la morte di 43 persone e costrinse 566 persone ad abbandonare le proprie case.

La struttura era un ponte autostradale che scavalcava il torrente Polcevera; fu progettato dall’ingegnere Riccardo Morandi e costruito fra il 1963 e il 1967 dalla Società Italiana per Condotte d’Acqua. Dopo il crollo, nel febbraio 2019, è stata avviata la demolizione della restante parte, mentre il 3 agosto 2020 è stato inaugurato, in sua sostituzione, il nuovo viadotto Genova San Giorgio, costruito su progetto dell’architetto Renzo Piano ed aperto al traffico il 4 agosto 2020.

La storia di questo ponte è stata fin dall’inizio travagliata, poiché durante la costruzione si registrò un notevole aumento dei costi effettivi rispetto a quanto preventivato in sede progettuale. Poi, nel giro di pochi anni il ponte iniziò a mostrare problemi strutturali e di precoce obsolescenza, palesando in particolare un veloce e grave degrado dei materiali: “lo stesso Morandi evidenziò tra gli anni ’70-’80  come la brezza marina e i fumi corrosivi delle vicine acciaierie di Cornigliano stessero causando un serio degrado degli elementi metallici a vista e delle superfici in calcestruzzo”.

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Nel 2006 l’architetto spagnolo Santiago Calatrava ne propose la demolizione con la ricostruzione del ponte in acciaio; tuttavia, considerata l’importanza del viadotto e gli effetti che avrebbe comportato la sua chiusura, il progetto fu rifiutato. Nel tempo, con l’aumento della mobilità, il ponte ha subito le pressioni di transiti nettamente superiori rispetto al passato, accelerandone evidentemente lo stato di degrado.

Alla chiusura delle indagini, condotte dalla procura di Genova, sono state indagate 69 persone fisiche e 2 società, ovvero Autostrade per l’Italia e Spea. “L’inchiesta è durata quasi tre anni nel corso dei quali sono stati fatti due incidenti probatori, uno sullo stato di salute del viadotto e un secondo sulle cause vere e proprie del crollo che si è chiuso a fine febbraio”.

Le perizie dei tecnici incaricati, il professor Pier Giorgio Malerba, docente della Statale di Milano, e l’ingegnere Renato Buratti, hanno evidenziato gravi mancanze e atteggiamenti pericolosi, come “incoscienza”, “immobilismo”, “negligenza” e ovviamente anche di “manutenzioni inadeguate”.

Tra gli indagati, per cui sarà richiesto il rinvio a giudizio, ci sono gli ex vertici di Autostrade, dall’amministratore delegato Giovanni Castellucci a Paolo Berti e Michele Donferri Mitelli. “C’è stata un’incosciente dilazione dei tempi rispetto alle decisioni da assumere ai fini della sicurezza – si legge sul Corriere della Sera – E ciò nonostante si fosse a conoscenza della gravità e della contemporanea evoluzione degli stati di ammaloramento del viadotto”.

La posizione di Castellucci sembra, inoltre, aggravarsi, poiché sarebbe stato provato che già dal 2010 l’uomo conoscesse le condizioni critiche del viadotto. Tgcom24 riporta quanto la guardia di Finanza ha trasmesso alla Procura: “su invito dell’amministratore delegato Castellucci prende la parola Gennarino Tozzi, ingegnere. Tozzi conosce bene il viadotto, spiega che si tratta di un’infrastruttura particolarissima, è l’unica opera ‘strallata’, cioè con i cavi dei tiranti annegati nel calcestruzzo, quindi invisibili dall’esterno”. Questa dichiarazione fa riferimento ad una riunione del 2010 in cui si discusse proprio delle condizioni del ponte. Lo stato di conservazione del ponte, dunque, evidenziava problemi di cui Castellucci era chiaramente a conoscenza, facendo presente in quella stessa sede che “la decisione risolutiva sarebbe quella di anticipare gli interventi di rinforzo strutturale degli stralli dei residui sistemi bilanciati”, ovvero interventi sui piloni 10 e 9, che non furono oggetto di manutenzione nel 1993.

 

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