Ponte Morandi, la Procura di Genova ha rinviato a giudizio 59 persone per vari capi d’accusa, tra cui “la colpa cosciente” che ne aggrava la posizione
Ieri, la procura di Genova ha chiesto il rinvio a giudizio per 59 persone ritenute responsabili del crollo del ponte Morandi. Le accuse vanno dall’omicidio colposo plurimo all’omicidio stradale, dall’attentato alla sicurezza dei trasporti al crollo doloso, a cui si aggiungono anche l’omissione d’atto d’ufficio e l’omissione dolosa di dispositivi di sicurezza sul lavoro. A rendere ancora più gravi le accuse c’è la colpa cosciente , che i pm contestano agli indagati. In un primo momento si parlava di 71 persone indagate, ma tre sono decedute e le posizioni di altre dieci sono in attesa di ulteriori approfondimenti.
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Le richieste di rinvio a giudizio giungono dopo tre anni di indagini, fatte di intercettazioni, escussioni di testimoni portate avanti dagli investigatori della guardia di finanza, guidata dal colonnello Ivan Bixio. Il procuratore aggiunto Paolo D’Ovidio ha commentato così la richiesta: “Il momento emotivamente più critico è stato quello del 14 agosto 2018, quando abbiamo ricevuto la notizia. Oggi c’è la massima soddisfazione, con la consapevolezza che i miei colleghi Terrile e Cotugno hanno fatto un gran lavoro, sono stati straordinari”.
Uno degli inquirenti della Procura di Genova ha dichiarato, secondo quanto riporta il Corriere della Sera: “Se il concessionario avesse speso in sicurezza una sola parte del denaro che è stato speso per questa indagine e che verrà speso per il futuro processo, oggi non saremmo qui a parlare del crollo del ponte Morandi, né di indagini, né di processi”.
Tra i nomi di spicco dei 59 indagati ci sono gli ex vertici ed ex dirigenti di Aspi, l’ex ad Giovanni Castellucci e l’ex ad di Spea, il manager Paolo Berti e l’ex direttore delle manutenzioni Michele Donferri Mitelli.
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