Alessia Piperno torna su Instagram e racconta la detenzione in Iran

La Travel blogger è stata detenuta per 45 giorni

Ha passato 45 giorni in Iran Alessia Piperno, travel blogger arrestata e rientrata in Italia lo scorso 10 novembre.

Per la prima volta così su Instagram, attraverso un lungo post ha raccontato il suo calvario nella prigione di Tehran.

«Nei primi giorni di settembre, andai a visitare per la prima volta nella mia vita una prigione a Teheran. Si trattava del carcere di Ebrat, ormai diventato museo, ma che una volta era utilizzato dalla polizia segreta Savak, per torturare i detenuti. Rimasi tra quelle mura per diverse ore, cercando di immaginare la paura che si viveva all’interno di quelle celle».

Alessia Piperno poi continua: «”Le urla dei prigionieri si sentivano per tutta la prigione”. Così mi raccontò la mia guida. In qualche modo sembrava come se quelle grida fossero ancora scolpite nei muri e che viaggiassero tra quei corridoi. “Esistono ancora prigioni così in Iran?”. Domandai alla mia guida. Lui sospirò. “Purtroppo si, la prigione di Evin, che si trova proprio nella parte nord di Teheran”. Sentii i brividi corrermi su tutto il corpo, senza lontanamente immaginare che 21 giorni dopo, sarei stata anche io, una detenuta, proprio in quella prigione».

Il racconto di Alessia Piperno

Della 30enne non si era saputo niente dal 26 settembre, dopo il suo arresto del 28 a seguito del suo compleanno.

le autorità politiche l’hanno addirittura portato nel carcere di massima sicurezza di Evan, ma lei assicura di «non aver fatto nulla per meritarci di essere rinchiusi tra quelle mura, e non posso negare che siano stati i giorni più duri della mia vita».

Poi ha concluso: «Ho visto, subito e sentito cose, che non dimenticherò mai, e che un giorno mi daranno la forza per lottare accanto al popolo Iraniano. Al tempo, non avevo partecipato alle proteste, perché ci era stato sconsigliato, e il rumore degli spari, mi metteva paura».

Infine: «Sono a casa, tra la mia famiglia e i miei amici, libera si, ma fisicamente. È la mia mente a non esserlo, perché in quell’angolo di inferno sono ancora rinchiuse le mie compagne di cella, migliaia di iraniani, e il mio amico Louis. Io sono tornata a una vita normale, esco, a volte rido, faccio progetti per il mio futuro, e dormo in un letto. Oggi è lunedì, oggi in prigione si fa la doccia. Domani è martedì, ci sono i 5 minuti d’aria. La mia mente ora vive un po’ così, tra sorrisi, in un letto soffice, un piatto di pasta e tra delle mura bianche dove le urla, non cessano mai e dove l’aria si respira per 5 minuti, due volte a settimana».

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