Morte Luana D’Orazio, il fidanzato: “La riguardo sempre prima di dormire». Domani, 3 maggio, ricorre l’anniversario della sua morte
Domani, 3 maggio, ricorre l’anniversario della morte di Luana D’Orazio, la giovane morta in provincia di Prato mentre era a lavoro in una fabbrica. Ad un anno dalla scomparsa, la madre – in occasione del primo maggio, festa dei lavoratori, ha detto: «Non si può festeggiare — dice Emma Marrazzo—, sul lavoro c’è una vera e propria guerra. Lo dicono chiaro anche i dati, tre morti al giorno, hanno fatto una media, quindi i lavoratori cosa devono festeggiare?». E aggiunge: «i lavoratori farebbero bene, invece, a scendere in piazza per chiedere più sicurezza, e un lavoro sicuro».
Invece, il fidanzato di Luana, Alberto Orlandi, intervistato dal Corriere della Sera, ha ripercorso gli attimi vissuti un anno fa e ha parlato di questo anno trascorso senza Luana. A dargli l’annuncio della morte di Luana fu una telefonata dal cellulare della madre della giovane e la voce di un uomo, un carabiniere: «Fu lei a telefonare: urlò. Persi il respiro, iniziò a parlare un uomo che aveva preso il telefono, un carabiniere. Mi chiese se ero il fidanzato di Luana e disse ‘Ha avuto un incidente sul lavoro’. Ho sbandato, ho pensato che dovevo correre all’ospedale, ma dopo una frazione di secondo l’uomo ha continuato a parlare. ‘Luana è deceduta’, ha detto. Lì si è spenta la luce».
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Alberto racconta che prima di andare a dormire guarda sempre le foto che ritraggono Luana e alla domanda se prova rabbia, risponde: «Quando sono da solo divento triste, dopo un anno non accetto, ma concretizzo che non torna. Che i progetti che avevamo insieme, come la convivenza, non si potranno realizzare. Fa male. Un conto è la convivenza, un altro conto è andare a pregare da lei al cimitero».
Poi aggiunge che va tutti i giorni a trovarla al cimitero e che è lui a prendersi cura del bambino di Luana: «Certo, a lui non faccio mancare niente. Il bimbo deve crescere e bene, lei vorrebbe questo. ‘Sorridi, sorridi sempre’, del resto è il motto che ho utilizzato sin dall’inizio per ricordare ciò che Luana ci diceva. Me lo sono tatuato anche su un braccio».
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