Mi piace Alfa, il mondo non è poi così difficile. L’intervista

Si fa presto a dire che le nuove generazioni non hanno una visione del futuro. O meglio, che non hanno una visione del loro futuro. Certo, noi abbiamo fatto davvero di tutto per uccidere un ipotetico ottimismo sin nella culla, imbastendo una narrazione a base di lavoro che non si trova, case che costano troppo, cambiamenti climatici, pandemie e guerre che hanno innescato un conto alla rovescia per il martoriato pianeta nel quale indegnamente viviamo. Adesso mettiamoci pure l’Intelligenza Artificiale sul punto di metterci su un carico da nove e il gioco è bello che finito, ma dire che tutti i giovani sono indolenti, rassegnati, disillusi, o peggio, impauriti, immobilizzati, depressi, ce ne vuole. È questo quel che sto pensando mentre me ne torno a casa dopo aver fatto una lunga chiacchierata con Alfa, ventiquattrenne cantautore genovese che negli ultimi anni ha scalato le classifiche, conquistando risultati assolutamente degni di nota, e che proprio in queste ore si appresta a tornare sul mercato con una versione Deluxe del suo ultimo lavoro, Non so chi ha creato il mondo ma so che era innamorato, arricchito con cinque nuove canzoni. Inutile star qui a sottolineare che una delle cinque canzoni inedite è quella A me mi piace che riprende Me gustas tu di Manu Chao, con il featuring del cantante che fu leader dei Mano Negra, canzone che già si sta muovendo benissimo e che si candida a accompagnarci nel corso di tutta l’estate, questo dopo che autunno e inverno è stato accompagnato dai suoni di Il filo rosso, forse a oggi la sua canzone più amata insieme a Bellissimissima, canzone che en passant potremmo dire ha in qualche modo vinto anche l’ultimo Festival di Sanremo, viste le incredibili somiglianze che la Balorda Nostalgia di Olly ha col brano del suo amico e compaesano. Ma siccome ho detto subito che io e Alfa abbiamo fatto una lunga chiacchierata, e non un’intervista, io non credo di aver mai fatto un’intervista che si possa definire tale, cioè quello scambio fatto di domande e risposte che ruotano in genere sui temi del giorno, come è nata l’idea di questa collaborazione, cosa stai preparando per il tour, roba del genere, ancora un volta quel che leggerete e che state già leggendo sarà più un flusso di coscienza, flusso di coscienza categoricamente letterario, non sono Kerouac, ahinoi, nel quale proverò a infilare le tante cose che ci siamo detti, anche a partire da questa faccenda dei giovani disillusi. Perché Alfa, ventiquattro anni, ripeto, disilluso non lo è affatto, e disperato men che meno. Ha come idolo, dichiarato, Jovanotti, col quale dice vorrebbe prima o poi collaborare, Lorenzo, questo è un appello, un dire a suocera perché nuora intenda, la suocera sarebbe chi legge, la nuora tu che stai lì a mangiare uova in varia forma, e in quanto fan di Jovanotti ha sviluppato, vai poi a capire se l’ha sviluppato in quanto fan o se è fan perché di suo si sente che il suo mood sia esattamente questo, un repertorio nel quale la felicità è non solo inseguita, ma anche esibita. La perfetta negazione della famosa massima, si dice indicata da Tenco, ma sembra che in realtà sia farina del sacco di Bruno Lauzi, un po’ come la frase del lavorare guardando la finestra, faccenda di cui mettere al corrente la moglie del titolare della medesima frase, affibbiata sia a Jacques Rousseau che a Joseph Conrad, Lauzi o Tenco a dire che si scrive sempre quando si è tristi, perché quando si è allegri si esce e si sta in compagnia. Difficile vestire i panni di quello felice, Alfa lo sa, anche perché, di questo abbiamo a lungo parlato, “il giro della morte”, cioè il cadere rovinosamente dopo aver toccato la vetta, è cosa che aiuta una carriera, costruisce quelle ombre che mettono poi in risalto le luci, quando le luci tornano. E da fan di Jovanotti, lui, abbiamo ovviamente parlato di quando il giovane Lorenzo, berretto da baseball portato con la visiera sul coppino, il sorriso perennemente stampato in faccia, era universalmente considerato un pirla, salvo poi diventare, nel giro di neanche troppo tempo, una vera personalità sfaccettata, una sorta di guru, io a raccontare di essere stato il primo a riportare quel guru coi piedi per terra, forse anche con tutto il resto, mia la prima stroncatura di quel Jovanotti lì, ai tempi dell’album che conteneva Salvami, Tutto Musica, la rivista per cui scrivevo, che aveva in quel numero proprio Jovanotti in copertina, a chiedere a un collega, Claudio Todesco, oggi in forza a Rolling Stone, a fare una recensione positiva a fianco della mia, negativa, titolo del tutto Recensione Crash, lui in copertina con un mirino tra le braccia. Una seconda caduta, quella, dalla quale si rialzerà con Buon Sangue, prima con Tanto e poi con Mi fido di te, ma che fatica per farlo, ombre che hanno poi fatto brillare quando il successo tornerà più potente di prima. E parlando di Jovanotti non si è potuto non parlare anche di Vasco, altro nome di chi con le ombre ci ha flirtato a lungo, gli arresti, l’essere contro, poi divenuto inclusività, oggi è universalmente amato mentre canta che con la sua Laura ama starsene seduto su un divano, avere dei vicini simboli di una sorta di bonario imborghesimento assolutamente impensabili quando era quello che andava a dormire la mattina presto con il mal di testa e faceva colazione anche con un toast. Blanco, dice Alfa, è forse oggi quello che più si è avvicinato a quel “giro della morte lì”, la caduta rovinosa dopo il megasuccesso ottenuto, le rose di Sanremo, il flop dei due concerti negli stadi e del brano in spagnolo, questo l’ho detto io. A Alfa, dice, questo un po’ manca, anche se essere positivi è una missione, credo, e fingersi altro da quel che si è dura in genere poco, forse addirittura nulla. Questa cosa del durare Alfa la sa bene, questa performatività spietata che la contemporaneità richiede, anzi, impone. Uscire ogni tot, scalare subito le montagne, come nella canzone di Marvin Gaye, far seguire a successo subito un altro successo, e poi un altro ancora, la paura di non esserci qualcosa da gestire, con cui fare i conti. Ma lui non ha fretta di bruciare le tappe, affatto, anche se sta già lavorando al nuovo album, che vede come un ulteriore upgrade. Parla proprio di una sorta di scarto a lato, figuriamoci se un ragazzo coi piedi per terra come lui potrebbe mai parlare di scatto in avanti, un prendere le distanze da quanto fatto fin qui, che però è già tanta roba. E ovviamente parla anche di come è nata A me mi piace, lui che ha sempre amato anche Manu Chao, ascoltato tramite i suoi genitori e conosciuto nel backstage di un concerto. Un incontro fortunato, quello, come il ragazzo di Jovanotti che in fondo ben si addice a Alfa, come immaginario, perché l’avere con sé nel video mostrato a Manu Chao un ukulele colorato ha colpito la sua attenzione, e da lì è nata una corrispondenza che ha poi portato non solo all’approvazione di lasciare che il ritornello di Me gustas tu finisse nel brano, ma anche l’idea di metterci proprio la sua voce, con un nuovo special e tutto il resto. Un’attitudine assolutamente fuori dagli schemi, quella di Manu Chao, dice Alfa, e posso confermare, a due passi da dove vivo passa le sue notti italiane Tonino Carotone, che dal giro di Manu Chao è nato e arrivato, la strada e i quartieri periferici decisamente più amati dei grandi palchi e delle vie del centro. Alfa non credo passi le nottate milanesi nel medesimo birrificio, ma di sicuro non è tipo da feste mondane, dice, quando si vede con gli amici o con chi capita preferisce parlare di altro che non sia musica, mica per niente ci siamo anche messi a parlare di calcio, entrambi tifosi genoani, un ipotetico ripescaggio della Samp per i Play Out, a causa dei casini del Brescia, l’aiutino della Figc lì ben in evidenza, potrebbe portare comunque a una seconda retrocessione, fatta una festa se ne può sempre fare anche un’altra più grande. E visto che si è parlato di Genoa, volendo anche di Samp, come non sottolineare lo splendido stato di salute che sta vivendo la città di Genova in questi anni, una nuova scuola cantautorale a fare così bene, volendo anche qualche rapper a dire la propria. Si è pure parlato di come sia evidente una wave cantautorale, la sua Il filo rosso è stata, insieme a Per due come noi di Olly e Angelina Mango, a Amore disperato di Achille Lauro e a Ora che non ho più te di Cesare Cremonini, e dopo Sanremo a Volevo essere un duro di Lucio Corsi, a L’albero delle noci di Brunori SaS e a Balorda nostalgia, quasi una cover de Il filo rosso, di Olly, una vera locomotiva di questa rivoluzione pacifica che ha messo il pop e il cantatuorato al posto della trap, evviva evviva, partire parlando del Genoa e finire a parlare di come in fondo il pop venga spesso sbertucciato da tanti, salvo poi essere amato da tutti, come non citare Max Pezzali e il suo rinato successo degli ultimi anni, a tal riguardo. Insomma, come dicevo, quella con Alfa non è stata un’’intervista, poche domande e tante suggestioni scambiate, commenti su questo e quello, complimenti, i miei, perché Alfa se li merita tutti, un artista con i piedi per terra ma lo sguardo puntato su quel futuro che altri suoi coetanei, questo vuole la nostra narrazione, sembra neanche riuscire più a inquadrare. Tornato a casa, poi, ho realizzato che mi ero scordato di chiedere un videosaluto per mia figlia piccola, piccola perché la sorella e i fratelli sono più grandi, o meglio, uno è più grande e uno è il suo gemello, tifoso della Juventus, anche di questo si è parlato, perché nato quattordici anni fa, all’inizio del decennio dominato dai bianconeri, solo noi genoani sappiamo quanto sia bello tifare per una squadra che soffre, video saluto che gli ho chiesto in serata e che mi è arrivato nel giro di pochi minuti, perché Alfa non è solo talentuoso, ma anche alla mano. Per questo gli devo una birra, ti devo una birra, Alfa, se capiti dalle parti del birrificio dove si trova nottetempo anche Tonino Carotore te la offro con piacere, magari lo convinci che non è poi così difficile questo mondo, basta solo capire da che parte guardarlo.

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Michele Monina, nato in Ancona nel 1969 è scrittore, critico musicale, autore per radio, tv, cinema e teatro, stand-up comedian da scrivania. Ha pubblicato 97 libri, alcuni scritti con artisti quali Vasco Rossi, Caparezza e Cesare Cremonini. Conduce il videocast Musicleaks per 361Tv e insieme a sua figlia Lucia il videocast Bestiario Pop. Nel 2022 ha portato a teatro il reading monstre "Rock Down- Altri cento di questi giorni" che è durato 72 ore e 15 minuti ininterroti e ha visto il contributo di 307 lettori.

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