Matteo Messina Denaro, è caccia al boss con decine di perquisizioni in diverse località tra Trapani, Agrigento e Palermo
E’ in corso una maxi operazione di polizia in Sicilia, l’obiettivo è la cattura di Matteo Messina Denaro, il boss della mafia siciliana, capo del mandamento di Castelvetrano e considerato uno tra i latitanti più pericolosi e ricercati al mondo.
Sono decine le perquisizioni in corso, disposte dalla Dda di Palermo, in cui sono impegnati circa 150 agenti delle squadre mobili di Palermo, Trapani e Agrigento, supportati dagli uomini del Servizio centrale operativo e dei reparti prevenzione crimine di Sicilia e Calabria.
Le perquisizioni sono state rivolte verso soggetti considerati vicini al boss latitante dal 1993 e che operano nel territorio di Agrigento e di Trapani e riguardano i territori di Castelvetrano, Campobello di Mazara, Santa Ninfa, Partanna, Mazara del Vallo, Santa Margherita Belice e Roccamena (Palermo).
Le immagini inedite del volto di #MatteoMessinaDenaro, ripreso nel 2009. Sono le uniche del super latitante di #CosaNostra nelle mani degli inquirenti dal 1993 pic.twitter.com/f6gpv67CqL
— Tg2 (@tg2rai) October 1, 2021
Proprio ieri, al Tg2, sono state mostrate delle immagini che ritraggono due uomini in un suv scuro. L’uomo seduto al lato passeggero, stempiato e con gli occhiali scuri, potrebbe essere proprio Matteo Messina Denaro. Le immagini sono state catturate da una telecamera posta su una strada di Agrigento e risalgono al 2009.
Matteo Messina Denaro ad Agrigento nel 2009. Le immagini in esclusiva al Tg2. Il capo di cosa nostra latitante dal ’93, in Sicilia protetto dai capi mafia locali
Al #Tg2Rai delle 20.30 del #30settembre pic.twitter.com/n45CWsidSd
— Tg2 (@tg2rai) September 30, 2021
Sempre al Tg2, come riportato dall’Ansa, si è detto che le immagini sono state riprese da una telecamera che si troverebbe a “poche centinaia di metri dalla casa di Pietro Campo, boss della Valle dei Templi e fedelissimo del numero uno di cosa nostra che in quel periodo era protetto dalle famiglie agrigentine e, forse, stava andando proprio ad un incontro con i capi mafia locali”.
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