Massimo Giletti e le minacce subite dalla mafia: “Lasciato solo da tanti colleghi”

Massimo Giletti e le minacce: il conduttore di Non è L’Arena, Massimo Giletti, in onda su La7, ha parlato della sua amarezza nel corso di un’intervista a Sette sul Corriere della Sera

Massimo Giletti e le minacce: Dopo le sue inchieste sulla mafia, Massimo Giletti, conduttore di Non è l’Arena in onda su La7, ha dovuto fare i conti con le minacce subite. Una situazione che gli ha cambiato la vita, così come spiega in un’intervista a Sette sul Corriere della Sera: “Sono stato lasciato solo da tanti colleghi. Se questa battaglia contro i boss, nel periodo del Covid, l’avessimo fatta in tanti non sarei entrato nel mirino di Cosa nostra”.

Seppure ci sia tanta amarezza, il conduttore si dice anche soddisfatto dei suoi successi. “Chi fa numeri importanti è oggetto di attenzioni. Ma io scelgo sempre con il cuore. Non potrò mai dimenticare che il giorno in cui stavo seppellendo mio padre, nel gennaio 2020, mi sono sentito abbracciare alle spalle. Mi sono girato e c’era il mio editore, Urbano Cairo”.

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E ancora su La7, giovedì prossimo, ci sarà spazio per un reportage, dal titolo “Abbattiamoli”, che ha curato proprio Giletti in prima persona. Lo speciale – spiega il giornalista- “è un racconto dove torno alle origini, un cronista che gira per strada“. Protagonista del reportage la Sicilia e la voglia di abbattere il muro di omertà e silenzio.

In una precedente intervista al Corriere della Sera, aveva spiegato di sentire “profonda tristezza. Senso di solitudine. Se il Viminale mi assegna la scorta vuol dire che nel mio programma abbiamo toccato qualcosa di grave e molto pericoloso. Ma essere un unicum ti espone. Diventi obiettivo. È quello che faccio più fatica ad accettare”.

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