Legge Rave Party, i dubbi costituzionali sul decreto del Governo: ecco il parere di magistrati e docenti di diritto
La legge appena promossa dal Governo Meloni sui Rave party sta facendo alzare un polverone politico. I partiti di opposizione hanno sollevato dubbi sul compatibilità costituzionale del nuovo decreto.
Questo perché l’articolo 434-bis del codice penale apre a diverse interpretazioni e fa temere che possa essere applicato anche per altri contesti. Infatti, esso offrirebbe – come riporta Tgcom24 “a polizia e magistratura la possibilità di adottare misure particolarmente severe nel corso delle indagini: registrazione delle conversazioni e delle chat ma anche la possibilità di confiscare e adottare misure patrimoniali nei confronti di chi è anche solo semplicemente indagato, come avviene per i reati di mafia”.
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Il nodo della questione sono proprio le intercettazioni, perché anche se non è citato direttamente, la nuova normativa prevede la possibilità delle intercettazioni preventive, che diventano possibili perché la pena prevista è superiore a 5 anni. Gaetano Azzariti, costituzionalista de La Sapienza, ha detto a Repubblica: “C’è una stretta e un controllo sugli individui che si può dedurre dalla possibilità di intercettare tutti, anche i minori. A dispetto delle rassicurazioni di esponenti del governo, i pm potranno mettere sotto controllo i telefoni di moltissime persone, pur giovanissime, senza che abbiano commesso alcun reato”.
Giuseppe Santalucia, presidente dell’Associazione nazionale magistrati, ha spiegato a Il Fatto quotidiano: “È possibile che abbia spazi applicativi più ampi rispetto all’origine che è quella dei rave. Che dunque possa estendersi anche a situazioni diverse. Il decreto legge è poco adatto all’introduzione di norme penali, incriminatrici. Da oggi quella norma è pienamente vigente senza che ci sia stata ancora un’approvazione del Parlamento”.
L’opposizione teme che la legge possa ledere anche la libertà di manifestazione. Il Pd con Letta chiedono il ritiro del dl, perché “È un gravissimo errore. I rave non c’entrano nulla con una norma simile”, scrive su Twitter. “La libertà dei cittadini così viene messa in discussione”.
Angelo Bonelli (Verdi) dice: “Ho studiato attentamente la norma sui rave presentata da Meloni e Piantedosi e posso affermare che con questa disposizione i rave non c’entrano nulla, invece verranno colpite le manifestazioni di protesta che possono andare da occupazioni di università, scuole, mobilitazioni per questioni ambientali, come ad esempio l’occupazione di terreni inquinati, fino ad arrivare ai luoghi dove oggi vivono i braccianti agricoli che sono su terre occupate. E’ una norma liberticida e fascista che addirittura prevede una pena di sei anni con l’introduzione di misure restrittive che normalmente si applicano ai mafiosi. Può accadere che a uno studente universitario fuorisede che partecipi ad un’occupazione si notifichi il foglio di via facendogli perdere il diritto di studiare all’università”.
Il Viminale replica: “Norma non lede libertà a manifestare”, ma il Enrico Letta risponde: “Le precisazioni del Viminale sulla questione rave party non cambiano la questione giuridica che abbiamo posto. Anzi, la precipitosa e inusuale precisazione conferma che hanno fatto un pasticcio. Che si risolve solo col ritiro della norma” .
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