La scrittrice iraniana Azar Nafisi scrive una lettera a Cecilia Sala

Azar Nafisi

Pubblicata sulle pagine di La Stampa

La scrittrice iraniana, oggi residente negli Stati Uniti, Azar Nafisi, ha voluto far sentire il suo sostegno a Cecilia Sala scrivendole una lettera.

La Nafisi è nota soprattutto per aver scritto “Leggere Lolita a Teheran”, da cui è stato tratto un libro e ha recentemente pubblicato per Adelphi, “Leggere pericolosamente”.

«Cara Cecilia Sala, pur non essendoci mai incontrate, mi sento molto vicina a te. E mi interrogo. Qual è la ragione di tanta familiarità con una giovane donna che vive in un altro Paese e parla una lingua diversa? Tu parli però anche un idioma che trascende i limiti imposti alle nostre vite dalla realtà. È l’idioma del cuore e della verità».

«Io ti conosco attraverso il mio cuore e la mia anima. Mi ricordi quelle migliaia di donne iraniane che all’inizio della rivoluzione islamica si riversarono nelle strade di Teheran e di altre città per ribellarsi contro la fatwa dell’ayatollah Khomeini che imponeva loro di indossare, obbligatoriamente, l’hijab. Guardo oggi le tue foto e mi riportano indietro fino a quarantacinque anni fa, quel coraggio, quelle voci femminili che cantavano “La libertà non è né orientale né occidentale. La libertà è universale”», scrive Nafisi.

La scrittrice elogia iul lavoro della Sala per aver dato «voce alle figlie e alle nipoti di quelle donne che già allora sapevano quanto la libertà sia universale. Tu capisci che “Donna, vita, libertà”, il nuovo slogan del popolo iraniano contro la teocrazia, non è solo un’affermazione politica, è esistenziale. Ci ricorda che vita senza libertà significa morte. Tu lo sai, e sai che la battaglia per i diritti delle donne in Iran rimbalza in tutto il mondo proprio attraverso il lavoro di donne come te».

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Poi conclude:«Il regime vuole che tu ti senta sola, che ti convinca di essere stata dimenticata dal mondo. Non è così. Potresti trovarti in queste ore nel più rigido isolamento, ma sappilo, non sei sola. Quando eri libera hai speso tutto quanto fosse in tuo potere per dare voce a chi non ce l’aveva e per dare speranza dove non era rimasto nulla a cui aggrapparsi. Adesso tocca a noi riempire di parole il tuo silenzio forzato e accendere una luce nel buio più buio. Tu, cara Cecilia Sala, non sei sola. Siamo con te. E ci porti ancora tanta speranza».

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