Ius Scholae, ecco cos’è e perché è al centro del dibattito politico tra chi è favorevole e chi, invece, è nettamente contrario
Da diversi giorni al centro del dibattito politico c’è lo Ius Scholae, ovvero il diritto alla cittadinanza italiana per i minori che provengono da altro paese. Attualmente in Italia vige lo “ius sanguinis”, ovvero il diritto alla cittadinanza italiana solo se si è figli di almeno un genitore italiano.
Dunque, un bambino nato in Italia da genitori stranieri può diventare cittadino italiano solo al compimento della maggiore età e se ha risieduto in Italia in maniera ininterrotta.
Leggi anche: UN VACCINO CONTRO TUTTE LE VARIANTI DEL COVID, LO STUDIO DI PFIZER-BIONTECH
Giuseppe Brescia, deputato del Movimento 5 Stelle, ha presentato una proposta di legge unificando altre cinque proposte di legge sullo stessa tema e raggruppate nella dicitura Ius Scholae. La proposta di legge prevede:
- La cittadinanza italiana concessa ai minori nati in Italia o arrivati prima di avere compiuto 12 anni;
- che il minore abbia risieduto legalmente e senza interruzioni nel nostro Paese;
- di aver frequentato regolarmente “uno o più cicli scolastici” per almeno cinque anni.
Lo “ius scholae” prevede la concessione della cittadinanza in riferimento all’istruzione del minore. Una proposta considerata più “moderata” rispetto allo “ius soli” che ùprevede il diritto alla cittadinanza “per qualunque minore sia nato nel territorio di uno Stato, indipendentemente dalla nazionalità dei genitori”.
La proposta di legge ha acceso il confronto politico. M5s, Pd e gli altri partiti di centrosinistra sono favorevoli all’approvazione della legge, mentre Lega e Fratelli d’Italia sono fermamente contrari. Forza Italia ha assunto una posizione più “dialogante”.
Lascia un commento
Devi essere connesso per inviare un commento.