Giornata della Memoria, Segre: “La memoria vale come vaccino contro l’indifferenza”

In tutto il mondo si celebra la giornata istituita dall’ONU nel 2005

L’uno novembre del 2005 è stata istituita dall’ONU la “Giornata internazionale di commemorazione in memoria delle vittime della Shoah” che si celebra ogni anno, in tutto il mondo il 27 gennaio.

Una data scelta perché in quel giorno nel 1995 l’Armata Rossa dell’Unione Sovietica abbatteva i cancelli di Auschwitz.

Tamte le testimonianze e i racconti dell’orrore vissuto che però deve essere perpetuato nel tempo, appunto per non dimenticare.

Da Anna Frank fino alle parole della Senatrice a Vita.

Il passaggio fu velocissimo. Non persero tempo: in fretta, a calci, pugni e bastonate, ci caricarono sui vagoni bestiame. Non appena uno era pieno, veniva sprangato e portato con l’elevatore alla banchina di partenza. Tutto si svolse nel buio del sotterraneo, illuminato da fari potenti nei punti strategici. Dai vagoni piombati saliva un coro di urla, di richiami, di implorazioni: nessuno ascoltava. Il treno partì.
Nel vagone era buio, c’era un po’ di paglia per terra e un secchio per i nostri bisogni. Andava molto piano, fermandosi a volte per ore. Dalle grate vedevamo la campagna emiliana nelle brume dell’inverno e stazioni deserte dai nomi familiari. Ogni tanto vedevo qualcuno alzarsi a fatica per cercare di capire dove fossimo, guardando dalle grate, schermate con stracci per riparare dal gelo quel carico umano. Si vedeva un paesaggio immerso nella neve, camini fumanti, campanili. Prima che cominciasse la Foresta Nera, il treno si fermò e qualcuno poté scendere tra le SS armate fino ai denti per prendere un po’ d’acqua e vuotare il secchio immondo. Anch’io e papà scendemmo e vedemmo per la prima volta, scritto con il gesso sul vagone: “Auschwitz bei Katowice”.
Sempre la Segre ha detto: “L’indifferenza è più colpevole della violenza stessa. È l’apatia morale di chi si volta dall’altra parte: succede anche oggi verso il razzismo e altri orrori del mondo. La memoria vale proprio come vaccino contro l’indifferenza”.
O ancora Primo Levi:
Devo dire che l’esperienza di Auschwitz è stata tale per me da spazzare qualsiasi resto di educazione religiosa che pure ho avuto. […] C’è Auschwitz, quindi non può esserci Dio. Non trovo una soluzione al dilemma. La cerco, ma non la trovo.
E la scrittrice e politologa Hannah Arendt: “Le azioni erano mostruose, ma chi le fece era pressoché normale, non aveva nulla né di demoniaco né e né di mostruoso”.

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