Eitan è in Israele, ma come ha fatto il nonno a portarlo con sè? Un volo privato e il sospetto di essere stato aiutato
Ieri è arrivata inaspettata la notizia che il nonno di Eitan, dopo il consueto incontro con il nipote, lo ha condotto in Israele con un volo privato. Da tempo la famiglia paterna e quella materna si fronteggiano per l’affido del bambini. Se da un lato la zia affidataria chiede che il bambino resti in Italia dove i genitori volevano che crescesse, dall’altro i parenti del padre desiderano che cresca secondo le tradizioni del paese di origine della sua famiglia.
Dopo un’ora dalla sparizione, la zia di Eitan ha denunciato la scomparsa, temendo il peggio. Inoltre, ha interrotto il suo silenzio per raccontare quanto accaduto. Ovvero che il nonno ha prelevato il bambino, portando con sè passeggino e girello che usa per camminare dopo le fratture subite nell’incidente del Mottarone, e con la scusa allettante di comprare molti giochi lo ha portato via.
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Secondo le ricostruzioni del Corriere della Sera, l’uomo ha preso un jet privato a Lugano alle ore 15, e, dopo un breve scalo in Grecia, ha raggiunto Tel Aviv alle 18:30. Secondo la zia di Eitan si tratta di un vero rapimento, essendo il bambino affidato a lei. Inoltre, si dice preoccupata non solo per le sue condizioni di salute, poichè il bambino necessita ancora di supporto medico e psicologico, ma anche per il distacco dalla famiglia che si è presa cura di lui. Oggi, sarebbe dovuto andare in prima elementare. La preoccupazione della zia nasce anche dal fatto che reputa il nonno una persona pericolosa.
Da Israele parla l’altra zia, che ha chiarito che non si tratta di un rapimento, ma della cosa giusta da fare per il bambino. Il nonno ha potuto portare senza intoppi il bambino in Israele perchè in possesso del suo passaporto, che non ha mai restituito, ma il dubbio che l’uomo possa aver avuto appoggi esterni non sono esclusi: «O ha eluso il sistema dei controlli, oppure ha potuto contare su un qualche supporto», ha commentato l’avvocato Armando Simbari, che assiste la zia paterna. L’avvocato chiarisce anche come il tribunale di Pavia abbia stabilito che il bambino non poteva lasciare l’Italia da solo, ma solo accompagnato dalla tutrice.
Inoltre, alla base della faida tra le due famiglie c’è il sospetto degli interessi legati ai risarcimenti economici che potrebbero conseguire dal processo per il crollo della funivia del Mottarone, anche se entrambe le famiglie si dichiarano disinteressate al risarcimento.
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