
La tesi è stata ripresa dal Wall Street Journal
Qualche giorno fa, Corriere della Sera, sosteneva che nella tragedia dello schianto di Air India, del 12 giugno, ci fosse la responsabilità del capitano dell’aereo.
La tesi è stata ripresa e avvallata anche dal Wall Street Journal dopo un rapporto preliminare dell’Aircraft Accident Investigation Bureau (AAIB) indiano.
Nell’incidente hanno perso la vita 260 persone, tra cui 241 passeggeri e 19 persone a terra, dopo che il Boeing 787 Dreamliner, diretto a Londra, si è schiantato contro un edificio nel campus di una facoltà di medicina.
Stando a quanto emerge, poco dopo il decollo gli interruttori del carburante sono passati da “RUN” a “CUTOFF”, uno dopo l’altro, a distanza di un secondo.
Se ne sarebbe accorto il primo ufficiale che avrebbe chiesto spiegazioni al capitano che poi avrebbe negato. Il sistema ha poi tentato automaticamente di riavviare i motori quando gli interruttori sono stati riportati in posizione “RUN”, ma a quel punto l’aereo era già troppo lento e basso per potersi riprendere. Ha toccato alberi e un camino prima di precipitare al suolo in una palla di fuoco.
Intanto, gli esperti di sicurezza aerea, come John Nance e John Cox, spiegano: “Nessun pilota sano di mente farebbe una cosa simile in volo”, soprattutto subito dopo il decollo.
In ogni caso continuano le indagini con il rapporto definitivo atteso per fine anno.