Di Maio e Speranza e i sospetti di aver inviato in Cina i dispositivi di protezione individuali quando in Italia non ce ne erano a sufficienza
Dopo mesi di scontri e ricorsi al Tar, Galeazzo Bignami (Fdi) è riuscito a far pubblicare i verbali che la Task Force del Ministero della Salute ha redatto nei primi giorni dell’emergenza sanitaria.
I verbali, disponibili al sito del Ministero della Salute, fanno emergere una serie di dubbi sull’operato messo in campo dagli addetti ai lavori. I verbali pubblicati fanno riferimento alle riunioni tenutesi dal 31 gennaio 202o al 21 febbraio 2020. Il nodo cruciale consiste nel fare chiarezza sull’operato di Luigi Di Maio e Roberto Speranza, che secondo i sospetti avrebbero permesso l’invio in Cina dei dispositivi di protezione individuale e altri materiali fondamentali, quando in Italia si era a conoscenza della loro carenza.
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Secondo quanto si evince dai verbali e secondo quanto è ricostruito da Il Giornale, il 12 febbraio, l’allora segretario generale del ministero, Giuseppe Ruocco (che in precedenza aveva già dato avvertenze sulla poco disponibilità e disposto l’acquisto di nuovi materiali) aveva detto: “Per quanto riguarda i dispositivi medici, dalle informazioni avute dal direttore generale. dott.ssa Marletta, non giungono buone notizie: la disponibilità di dispositivi è limitata, a tal proposito si è svolto un incontro con le associazioni di categoria per quantificare l’approvvigionamento ed eventualmente bloccare la vendita ai privati, riservando le scorte al servizio sanitario pubblico. Sono stati avviati contatti con Confindustria per verificare la disponibilità in tal senso“.
Risponde il ministro: “Se necessario l’ordine di approvvigionamento può essere disposto anche nella giornata odierna“.
Eppure, secondo quanto si legge su Il Giornale, pochi giorni dopo, ovvero il 15 febbraio, presso la “Base di pronto intervento delle Nazioni Unite di Brindisi accade qualcosa di incredibile. Su un volo umanitario ‘organizzato dalla Farnesina’ vengono caricate 18 tonnellate di materiale sanitario. Sedici tonnellate hanno il bollino dell’Ambasciata cinese in Italia, e forse non si poteva fare molto per bloccarli se non requisire il tutto. Ma altre due tonnellate sono state addirittura ‘finanziate direttamente dalla Cooperazione italiana’“.
Bisognerà, dunque, fare chiarezza su questo passaggio e capire se quel materiale sanitario poteva essere trattenuto in Italia e messo a disposizione di sanitari e cittadini e quanto quell’invio rappresentasse una mossa per mantenere salde le relazioni economiche con la Cina.
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