David Rossi, una superperizia dei Ris stabilisce come è morto

David Rossi, una superperizia dei Ris stabilisce come è morto

David Rossi, una superperizia dei Ris stabilisce come è morto l’ex capo comunicazione di Banca Mps. La vedova si è detta sconcertata

Una superperizia richiesta dalla commissione parlamentare sulla morte dell’ex capo comunicazione di Banca Mps e illustrata da Sergio Schiavone, comandante del Ris, dimostrerebbe la dinamica che ha portato alla morte di David Rossi.

“Tra le varie ipotesi di caduta – dice la perizia riportata da TgCom24 –  la dinamica più compatibile è quella di un gesto auto conservativo in cui David Rossi, cosciente, si tiene aggrappato con le mani alla barra di protezione e si lascia cadere nel vuoto con la parte anteriore verso il palazzo con il moto a candela”.

Mentre, continua la perizia: “Altre ipotesi con la presenza di terzi che lasciano cadere il dottor Rossi non sono compatibili con le dinamiche di caduta”. La perizia risponde a oltre 49 questi per un totale di un migliaio di pagine stilate dagli esperti dei Ris, Ros, Racis e di medici legali.

Inoltre, è stata smentita l’ipotesi che l’uomo sia stato narcotizzato prima della caduta: “smentita in maniera scientificamente solida grazie agli esami tac che ci dimostrano che le lesività sono tipiche di una persona cosciente che impatta al suolo e che mette a protezione dell’impatto le gambe tese”. Si sarebbe trattato di un gesto volontario, poiché la dinamica della caduta coinciderebbe con “un’azione tipica di una persona perfettamente cosciente”.

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Dure le parole della vedova di Rossi: “David – ha detto Antonella Tognazzi – poteva essere salvato ma nessuno ha fatto niente. Si sono trincerati tutti dietro a chissà quale paura. Sono sconcertata da quello che ho ascoltato”. “L’aver reso pubblico che c’è un secondo video – ha poi aggiunto – con due dipendenti di Mps che escono da lavoro con Davide agonizzante che non solo non intervengono, quando era impossibile non vederlo, ma nemmeno si presentano in procura, è gravissimo”.

“Le dichiarazioni dei carabinieri sono il copia e incolla dell’archiviazione”, ha detto ancora Antonella Tognazzi, concludendo: “I periti hanno dato la loro versione dei fatti che non è verità assoluta. Anche i medici legali erano in grossa difficoltà a spiegare le ferite. C’è una nostra perizia che evidenzia come nella lacerazione al fegato, c’è un livido esterno a forma di pungo. Il nostro legale farà le sue mosse e chiederà che i nostri periti vengano sentiti in commissione”.

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