Cristicchi torna a parlare della madre: «Mai nascosta la verità, è in sedia a rotelle»

Si torna a parlare di “Quando Sarai piccola”
Non si placano le polemiche sanremesi su Simone Cristicchi, la canzone sanremese “Quando Sarai piccola” che sarebbe stata dedicata alla madre, malata ma non di Alzheimer.
Ne ha parlato al Corriere della Stampa dicendo di non aver mai smentito l’associazione dedicata alla mamma: «Non ce n’era motivo, visto che ho tenuto una conferenza stampa a Milano il 4 febbraio, quindi prima del festival, per presentare al meglio la canzone. Ho anche letto davanti a tutti un brano dal capitolo del mio libro del 2022 HappyNext intitolato “Luciana”. Non ho mai incentrato il discorso sull’Alzheimer o la demenza senile».
Poi Cristicchi: «ha una prospettiva più ampia, e va al di là della singola patologia. A Sanremo ho ribadito tutto in sala stampa e in numerose interviste. “Quando sarai piccola” è una canzone declinata al futuro: una lettera di un figlio che rassicura la propria madre. Ma c’è molto di più: la ciclicità naturale della vita, il dare e ricevere amore che rende sacra la nostra esistenza. Peccato, perché è stata un po’ un’occasione perduta. Si è parlato troppo di mia madre e troppo poco di sanità pubblica, di anziani abbandonati negli ospizi, dei caregiver, della difficoltà di chi ha in casa un parente malato».
Sulla madre chiarisce: «l’emorragia l’ha resa disabile al cento per cento. Ha una mente lucida intrappolata in un corpo che non risponde più. È in carrozzina. Non riesce a parlare correttamente. La più brava a comprenderla è mia sorella, che spesso fa da traduttrice. Nella canzone dico: “Giocheremo a ricordare quanti figli hai”. Una cosa che faccio spesso: esercitarla a dire i nomi dei giorni della settimana, dei mesi, dei figli, dei nipoti».
L’artista si sofferma anche sui giornalisti e sulle accuse: «ammesso che un artista debba delle spiegazioni in merito alle sue opere, in realtà la prima cosa che ho fatto è stata puntualizzare il tema del brano, e i giornalisti onesti lo sanno bene. Ho detto che la mia canzone non è una cartella clinica, e non si può ridurre a una patologia specifica. Io scatto una polaroid, una fotografia che descrive un profondo sentimento, un mio stato d’animo. Il resto lo lascio alla libera interpretazione.
Se anche i bambini l’hanno apprezzata e la studiano a scuola, ci sarà un perché. Se però vengo accusato di dolo, per aver nascosto il fatto che mia madre non fosse malata di Alzheimer, siamo alla diffamazione. Si è verificata una situazione surreale, che ancora oggi mi lascia basito sul clima creato da certa stampa e dai social, per un tema così delicato. Per non parlare di chi si è scandalizzato perché ho avuto la malsana idea di presentare il mio album nella cattedrale di Sanremo».
Leggi anche: Simone Cristicchi, il meditatore filippino e il paradosso di Peter Cameron