Covid-19, l’uso di antinfiammatori riduce i rischi di malattia grave. A dirlo è uno studio pubblicato su Lancet Infectious Diseases
Uno studio pubblicato su Lancet Infectious Diseases e condotto dall’Istituto di ricerche farmacologiche Mario Negri e dall’Asst Papa Giovanni XXIII di Bergamo chiarisce gli effetti degli antinfiammatori in caso di infezione da Covid-19.
Lo studio, come riportato dal Corriere della Sera, dimostra l’efficacia degli infiammatori per quanto riguarda lo sviluppo di forme gravi di Covid-19, poiché a rendere preoccupante la situazione non è il virus in se per sé, ma l’infiammazione che esso provoca. Ridurre e prevenire l’infiammazione, dunque, determina un notevole abbassamento dei rischi.
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L’assunzione di questa tipologia di medicinale permette, dunque, di evitare le ospedalizzazioni e conseguenze ben più gravi. Scrive il Corriere che “la terapia precoce con antinfiammatori — è importante che sia gestita dai medici di famiglia, per i possibili effetti collaterali e le interazioni con altri farmaci — potrebbe scongiurare la pressione eccessiva sugli ospedali (e i costi altissimi dei trattamenti, soprattutto in terapia intensiva).
Secondo lo studio, i farmaci che si sarebbero rivelati più efficaci sono Celecoxib e Nimesulide; valide alternative sono ibuprofene e aspirina.
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