Colosseo, Antitrust e la truffa dei beni culturali

Vi sarà capitato questa settimana di leggere o di sentire al TG la notizia della multa di ben 20.000.000 di euro alle biglietterie del Colosseo, da parte dell’Antitrust, ma vediamolo più nel dettaglio perché questa multa segna un prima e un dopo in Italia.

Vivere in Italia significa anche rendersi conto di come la gestione del patrimonio culturale italiano sia pessima, pessima perché ci sono prezzi folli, con code chilometriche e speculazioni colossali (per restare in tema) per luoghi che dovrebbero essere fonte di cultura e informazione.
Che purtroppo diventano un lusso per pochi, anzi pochissimi oramai.
Basti pensare al Cenacolo Vinciano, che gli stessi abitanti di Milano non riescono a visitare, dato che risulta sempre sold out, io stessa ho avuto l’opportunità di visitarlo una sola volta durante l’infanzia e poi basta, nel sito diventa quasi impossibile acquistare, per poi ritrovare lo stesso biglietto a più di 90 euro su siti altri, insomma una situazione da mani nei capelli.
Ma torniamo al Colosseo perché la notizia è di questi giorni, e vede coinvolti vari enti, tra cui Coopculture (maggiore ente che gestisce i vari beni culturali italiani), per pratiche commerciali illecite e scorrette, perché a seguito di varie segnalazioni, da parte di turisti e visitatori, a partire dal 2019 circa, hanno riscontrato che c’è un forte accaparramento di biglietti attraverso automazioni, rendendo i biglietti sul sito sempre sold out, stessa cosa del Cenacolo, stessa cosa della Basilica di San Marco di Venezia e stessa cosa degli Uffizi, insomma pratiche che rendono al visitatore quasi impossibile acquistare i biglietti dal sito principale, dovendosi quindi appoggiare a privati che rivendono i biglietti stessi, ovviamente a prezzi inflazionati, rientrando spesso in pacchetti turistici, che non sarebbero mai stati acquistati altrimenti.
Insomma una truffa bella e buona.
So che per chi non è pratico di legge o di economia può sembrare poca roba, io anche non mastico i settori e mi sono dovuta andare a leggere tutto il procedimento pubblico che è stato rilasciato, ma la verità è che questa pratica (che avviene più frequentemente di quanto possiamo immaginare) mette in inganno i visitatori portandoli a pagare cifre spropositate per visitare un bene che fa parte del nostro stesso patrimonio culturale, speculandoci sopra, cercando di propinare dei biglietti acquistati da loro precedentemente, al doppio del prezzo del mercato, senza nessun apparente motivo, se non monetizzare.
Questa multa è un grande segnale, essendo la prima, e si spera non l’ultima, perché sottolinea quanta speculazione ci sia in Italia sui nostri beni, con prezzi da far spavento, e tattiche da quattro soldi per fregare i visitatori, ma soprattutto è la pura rappresentazione di come in Italia ci sia un grossissimo problema di gestione del patrimonio, che per chiunque ami e lavori nell’arte crea una gran rabbia.
Una rabbia che ribolle e poi esplode quando ci si rende conto più si va avanti più l’arte diventa elitaria, roba da pochi, roba da ricchi, creando una forte distanza tra chi sia curioso (ma non al punto da spendere 40 euro per un biglietto) e chi se lo può permettere, insomma una pura ingiustizia.
Non sto qui a dire che il bene culturale debba essere reso gratuito, anche se sempre di un bene pubblico si sta parlando, ma sto qui a contestare come l’arte sia diventata un tassello di un gioco più grande, uno strumento usato dal mercato per fare arricchire i privati, a discapito delle tasche dei pubblici, pubblici che avrebbero tutto il diritto di usufruire di quel bene.
Insomma il Colosseo e tanti altri luoghi ci dicono “O compri da me a prezzi folli, o non compri” e noi dovremmo solo subire se il nostro obiettivo è quello di vedere i beni del nostro territorio.
Questa multa per me è stata una bellissima notizia, un po’ di speranza per poter smantellare le problematiche di fondo di questa gestione e ricostruire un sistema che renda agibili e accessibili, a tutti.
E se, dopo aver letto queste mie parole, vi ho un po’ appassionati all’argomento vi consiglio questo libro di Teodoro De Giorgio, “Sul patrimonio culturale. Storia di ordinaria malgestione italiana”.
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Lucia Monina, nata in Ancona nell'agosto del 2001, è una fotografa e scrittrice, che studia presso l'accademia delle belle arti di Brera, a Milano. Ha esposto le sue fotografie in varie occasioni, tra le quali il punto zero di Sesto, il Lock di Lambrate e il LatoB di Milano. Ha scritto una biografia di Taylor Swift, con Diarkos Editori. Scrive di musica, cinema e arte.

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