Caso Trentini, l’appello della madre a “Che Tempo che fa”
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Ha parlato da Fabio Fazio
Dal 15 novembre la famiglia di Alberto Trentini ha perso contatti con il figlio, imprigionato in Venezuela. Ieri sera, 16 febbraio, la madre Armanda ha lanciato un appello in diretta tv a Che Tempo che fa.
«Ho scritto una lettera e la nostra avvocata l’ha inoltrata alla presidente del Consiglio Giorgia Meloni, e proprio perché è madre pure lei, mi aspetto che me lo porti a casa, che percorra delle strade anche facendosi aiutare dalle Istituzioni di altri Paesi come è stato fatto per la nostra giornalista Cecilia Sala».
Trentini è cooperante dell’ong internazionale Humanity&Inclusion ed è detenuto in un carcere di Caraca con accusa di terrorismo.
«Non ho notizie di Alberto dal 15 novembre 2024. Voglio dire che il 15 novembre lui era all’aeroporto e come al solito, perché ci sentivamo con messaggi o con videochiamate ogni giorno, dall’aeroporto di Caracas mi ha mandato un saluto, come era solito fare. Poi ho aspettato, come eravamo abituati, di ricevere i saluti quando arrivava a destinazione e con i saluti la piccola mappa di Google. Non è mai arrivata, la notte l’ho cercata perché con il fuso orario avrei dovuto trovare il messaggio, e la sera del 16 ci hanno avvertito che era in stato di fermo. Da allora di Alberto non abbiamo avuto notizie. È isolato e non ci risulta che abbia incontrato nessuno, non ha potuto chiedere di parlare con un avvocato o di contattare la sua famiglia, nulla».
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La madre di Trentini poi dice: «Ci è stato riferito che sta discretamente bene. Prima ci hanno avvertiti che è vivo e non avendo altre notizie è stata una buona notizia. Poi ci hanno detto che la sua salute è discreta e che può prendere il farmaco di cui ha bisogno. Siamo seguiti sin dai primi momenti dall’avvocata Alessandra Ballerini, che ci informa perché tiene i contatti con la Farnesina e con le istituzioni consolari. Da Alberto non abbiamo mai avuto nulla, non abbiamo avuto nessun contatto, la nostra disperazione è questa».
«Alberto è un cooperante, e ha scelto questo mestiere perché amava aiutare chi era in stato di necessità. E ne aveva fatto la sua missione, aveva studiato per prepararsi, aveva preso una specializzazione a Liverpool poi un Master a Litz sulla sanificazione dell’acqua, era specializzato anche nelle emergenze. Per lui era la sua passione e la sua missione. Aveva scelto questa ong che si occupava di persone con disabilità perché si era innamorato di una ragazza che viveva là, per stare vicino a lei. Era arrivato da poco tempo, per questo noi siamo rimasti sconvolti da questo stato di fermo, non ce lo spieghiamo e da 3 mesi non lo sentiamo».
Intanto continua la petizione che si può trovare qui: https://www.change.org/p/per-il-ritorno-a-casa-di-alberto-trentini-take-action-bring-alberto-trentini-home-now