Caso Assange, la compagna denuncia: “Gli USA vogliono ucciderlo”. La donna è al Salone del Libro di Torino per presentare il libro di Stefania Maurizi proprio sul caso Assange
Stella Moris, compagna di Julian Assange, accusa gli Stati Uniti di voler uccidere il suo compagno. L’estradizione sarebbe solo una scusa per portarlo in America, dove stanno pianificando di assassinarlo. Le sue parole sono arrivate al Il Corriere della sera, che riporta:
“Il Paese che sta cercando di estradarlo ha pianificato di ucciderlo in modo stragiudiziale. La chiave per arrivare alla liberazione di Julian è piuttosto semplice: le leggi che esistono dovrebbero essere rispettate, invece che sovvertite“. Poi aggiunge una considerazione: “Washington dovrebbe difendere la libertà di stampa a livello globale, invece che approvare la persecuzione e l’incarcerazione di giornalisti, dissidenti e intellettuali“.
Help David fight Goliath in the High Court:https://t.co/eNnkLS9knQ
— Stella Moris #FreeAssangeNOW (@StellaMoris1) February 11, 2021
Moris spiega, inoltre i contorni del caso: Assange “è nel carcere più duro del Regno Unito: la prigione di Belmarsh. Il suo caso è particolarmente pericoloso, perché è la trasformazione in caso giudiziario di un conflitto politico, ma è rinviato a giudizio per avere pubblicato documenti e aver comunicato con fonti giornalistiche. Julian è stato incriminato per aver ricevuto e pubblicato dal suolo europeo documenti segreti che il governo degli Stati Uniti non vuole vedere pubblicati. Se riconosciuto colpevole, rischia 175 anni di prigione“.
Saturday,16 October, 3 PM CET, #Turin, @SalonedelLibro,@StellaMoris1, @IaconaRiccardo and I
will present my Italian book “Il Potere Segreto. Perché vogliono distruggere Julian #Assange e #WikiLeaks“, preface by @KenLoachSixteen,@chiarelettere#FreeJulianAssange! #DropTheCharges! pic.twitter.com/hpaykOnbKB— Stefania Maurizi (@SMaurizi) October 14, 2021
Stella Moris parla anche dei documenti di WikiLeaks: “I documenti hanno permesso di rivelare, tra le altre cose, l’uccisione di due giornalisti della Reuters e di altri civili innocenti a Baghdad, la detenzione illegale dei detenuti di Guantanamo, le carneficine causate dalle guerre in Afghanistan e in Iraq“.
“Queste carte – aggiunge la donna – hanno un grande valore dal punto di vista politico, storico e legale e contengono, per esempio, prove di crimini di guerra. Gli Stati Uniti hanno ammesso sotto giuramento di non avere prove che una qualsiasi persona sia stata danneggiata da queste pubblicazioni“.
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