Ares Gate, Manuela Arcuri difende Tarallo a Non è L’Arena (video)

Manuela Arcuri a Non è L’Arena racconta la sua esperienza e difende Alberto Tarallo in merito alla questione Ares gate

Da Massimo Giletti a Non è L’Arena Manuela Arcuri difende Alberto Tarallo. “Alberto Tarallo è una grandissima persona, ha un cuore enorme”, ha detto l’attrice parlando dell’Ares gate. Manuela Arcuri dopo le parole di Rosalinda Cannavò al Gf Vip che hanno dato inizio ad un’inchiesta su istigazione al suicidio in merito alla morte di Teodosio Losito, ha difeso Tarallo e ha affermato:

Per Tarallo e la Ares la cosa importante era curarsi degli attori. Loro li creavano, li formavano, li facevano crescere (…) Io una gabbia dorata non l’ho mai vista, assolutamente no. Costrizioni? No, io ho avuto liberamente i miei fidanzati, loro semmai mi davano dei consigli, ma erano dei consigli di un produttore per tutelare la tua immagine di attrice”.

In merito alle presunte restrizioni date agli attori sulla loro vita sentimentale, l’attrice ha spiegato:

Secondo me costringere una persona a tal punto è un’assurdità, perché parliamo di uomini e donne maturi che sapevano perfettamente quello che a cui andavano incontro. Nel momento in cui una persona prende una decisione, ha delle conseguenze. Se io decido di non dire il mio orientamento sessuale perché sono un sex symbol, perché ho intenzione di lavorare di più, è giusto che io segua quella strada. Ma se dico di dirlo, nessuno mi obbliga a non farlo”.

A proposito del soprannome Lucifero, ha detto: “No, Alberto Tarallo è una grandissima persona, ha un cuore enorme. E’ una persona che a me e a tutti gli attori ha dato veramente tanto, ha dato se stesso, ha dato tutto quello che poteva dare per il bene delle sue produzioni, perché eravamo una grande squadra tutti quanti insieme. E lui faceva il bene per tutti (…) Io parlo della mia esperienza diretta di 15 anni e lui non mi ha mai imposto nulla. Alberto e Teo erano una coppia meravigliosa, un grandissimo amore. Avevano una grandissima complicità, perché erano l’uno complementare dell’altro. Lavoravano e vivevano insieme, erano una cosa sola. Come posso pensare anche solo lontanamente che lo abbia istigato lui al suicidio?”.

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