Alberto Genovese si è sposato, ecco chi è la moglie D.

Alberto Genovese potrà chiedere l'affidamento ai servizi sociali

Alberto Genovese si è sposato lo scorso dicembre durante la detenzione, ecco chi è la moglie D. che non lo ha mai abbandonato

Rimane nell’anonimato l’identità della moglie di Alberto Genovese. La donna e l’imprenditore si sono sposati lo scorso dicembre e fa parte pienamente del percorso che l’imprenditore sta portando avanti da tempo e che ora è culminato con la richiesta, accolta dal giudice, di lasciare il carcere di Bollate per essere trattato psicologicamente e clinicamente negli ultimi 4 anni di pena che gli restano da scontare.

Della moglie di Genovese sappiamo l’iniziale del nome “D.” e che ha 46 anni. Inoltre, sappiamo che ha due lauree, un lavoro di rilievo in ambito economico e fiscale internazionale, e che è sempre stata presente nella vita di Alberto Genovese, anche del tutto estranea alle feste che l’imprenditore organizzava e che lo hanno portato in carcere.

Al giudice la donna ha detto: «so che Alberto col suo gruppo faceva delle feste, fino a notte inoltrata, ma io non vi partecipavo perché poi al mattino lavoravo, oltre a non gradire il tipo di festa e le persone coinvolte». Poi aggiunge: «io avevo una sorta di patto con Alberto: volevo stargli e restargli vicina, ma assolutamente lontana da queste dinamiche».

Leggi anche: Tina Turner è morta, l’annuncio sulla pagina ufficiale della cantante

Il racconto della donna precisa: «Ci conosciamo da molti anni. Io molti anni fa ho avuto una relazione con Alberto durata circa quattro anni. Il nostro è stato un rapporto normale», di tipo «tradizionale».

Il tracollo per Alberto Genovese, dice D., è avvenuto con la cessione di Facile.it per 200 milioni, che lo avrebbe fatto cadere ancora di più nella droga: «Negli ultimi mesi la situazione è lentamente degenerata: lui ha cominciato a farsi trovare sempre più spesso in condizioni evidentemente alterate dall’assunzione di stupefacenti». In quest’ultimo periodo «la frequentazione si era fatta più assidua, il suo stato di difficoltà certamente più evidente e la necessità di avermi vicino forse era aumentata (…). Come tutte le persone che gli vogliono bene speravamo in un evento che lo fermasse, ma certamente non pensavamo che sarebbe mai potuta accadere una cosa del genere».

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *