Il toccante racconto di Elisa Di Francisca: “Sopravvissuta alla violenza maschile”

L’ex schermitrice italiana ha raccontato la sua drammatica esperienza

Di Elisa Di Francisca ci ricordiamo per le medaglie vinte con due ori ai Giochi di Londra 2012 e l’argento a Rio 2016.

A Tokyo, l’azzurra della scherma, non ci sarà ha scelto la famiglia, come successo a Tania Cagnotto, a 38 anni si è dedicata agli effetti e dopo aver avuto il piccolo Ettore è di nuovo incinta di Brando.

Proprio dopo la nascita del primo figlio era comunque tornata in pedana, perché si è sempre stata una mamma ma anche un’atleta e infatti ha un suo blog chiamato “mammaatleta”.

Questa volta Elisa però si è lasciata andare a un racconto di altro tipo, toccante e drammatico che rispecchia purtroppo la società in cui viviamo e una problematica come quella sulle violenze sulle donne di cui non si parlerà mai abbastanza.

A “Repubblica”, in occasione dell’uscita del suo libro, “Confessioni di una campionessa imperfetta“, ha anticipato alcune parti.

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Sono sopravvissuta alla violenza maschile. Forse lui mi avrebbe sfigurata, forse sarei finita nel lungo elenco delle donne vittime di un rapporto sbagliato. Invece sono qui, perché ho detto basta, grazie anche a una madre che mi è stata vicina, non solo quando lui con un pugno mi ha spaccato il labbro.

E poi: “‘C’è stato un momento in cui ho avuto il rigetto degli uomini, almeno di quelli che capitavano a me, così è stato normale avere una relazione con Claudia, una mia compagna di squadra. Nel senso che eravamo molto intime, pensavamo allo stesso modo, avevamo una sensibilità comune e c’è stata una pulsione fisica. Le ho sempre detto: a me piacciono gli uomini, ma se proprio dovessi baciare una donna quella saresti tu. È iniziata così, è durata un anno, lei voleva discrezione, io la provocavo davanti a tutti: dai, amore, sali, che ti aspetto in camera. La seduzione mi piace. Per me era un’esperienza nuova, per lei no, tanto che voleva farmi cambiare idea sugli uomini. Intanto c’è chi mi faceva domande sceme: ma tu per strada chi guardi? Io guardo tutti, perché penso che tutto abbia qualcosa da darmi”.

 

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