
Sere fa sono tornato a casa martoriato dalle zanzare. Succede spesso che in presenza di zanzare sia io quello martoriato. Mi hanno sempre detto che è una questione legata al sapore del sangue, e come spesso capita rispetto a faccende delle quali nulla sappiamo di certo, finiamo per crederci. Mi avevano anche sempre detto che “un gemello non farà gemelli”, e il fatto che di là ci siano i miei figli gemelli Francesco e Chiara, e che Francesco sarebbe anche stato il nome del mio gemello, non fosse rimasto ucciso durante il parto dal cordone ombelicale, epoche pre-ecografia, attesta che non era quella che potremmo definire una certezza scientifica. Anche questa delle zanzare che mi devastano perché ho il sangue dolce potrebbe essere una bella cazzata, vallo a sapere, ma di fatto se in un qualche luogo pieno di persona arriva una zanzara è certo che venga a pungere me, così come è certo che non pungerà mai mia moglie Marina, la quale ovviamente non ha sviluppato come me tutte quelle tecniche di sopravvivenza quali il non lasciare le luci accese in camera se ci sono le serrande tirate su, o l’evitare di andare in quei posti vicino a corsi d’acqua o, peggio, acqua stagnante, in certe serate estive. Sera fa eravamo stati a fare una di quelle cene, nello specifico una apericena, viviamo a Milano, durante le quali ci si saluta con amici prima delle vacanze estive. Vacanze estive che non sono magari imminenti, ma i figli, che nello specifico sono il punto di contatto con questi amici, presto si sposteranno da Milano, le cene di saluti si svolgono sempre tutte assai prima dell’arrivo delle vacanze.
L’apericena di saluto prima delle vacanze è avvenuta in un parchetto vicino a uno dei più famosi licei di Milano, l’idea di un locale a ridosso di un parchetto era per far sì che i figli, che erano la scusa per trovarsi, potessero poi transumare all’interno del parco, giocando a calcio o a quel che è, così da lasciare noi genitori a bere e spiluccare quello che il locale intende per apericena. La presenza incombente del noto liceo milanese, noto per una richiesta performativa assolutamente spropositata, fatto che ne ha negli anni aumentato l’allure, come se avere professori stronzi e pretenziosi, e soprattutto alunni competitivi a livelli pro equivalesse a formare adeguatamente gli studenti, poveri Cristi, ecco, la presenza incombente del noto liceo milanese a disturbare più noi genitori che i ragazzi, incuranti di quel che dentro quelle mura succede, beati loro.
Arrivando qui, intorno alle diciannove e trenta, ho visto la piazza, in realtà si tratterebbe di una via, ma molto larga e con una zona adibita a parco nel mezzo, quindi per tutti è come se fosse una piazza, invasa da poliziotti, i loro blindati lasciati coi lampeggianti accesi a lato. Uno schieramento imponente, quasi impressionante, dove la motivazione era indubbiamente quella di controllare i documenti, o constatare l’assenza di documenti, di buona parte degli extracomunitari che bivaccavano, specie nella porzione di piazza adibita a parcheggio. Uno dei nostri amici mi dirà poi, lasciata la piazza e il locale dell’apericena per andare a inaugurare, parlo di noi, una nuova gelateria aperta da poco in zona, che l’area del parcheggio diventa, durante la notte, un vero e proprio campeggio per i raider della zona, che qui arrivano, lasciano le proprie cose, dormono, si azzuffano e fanno cose, a suo dire, indicibili, quindi il motivo di questo dispiegamento di forze potrebbe essere dovuto a ciò. O dovuto al fortissimo odore di cannabis che si respira nell’aria passeggiando da queste parti. In realtà i poliziotti stanno controllando degli extracomunitari innocui, che non rientrano né nella categoria legata alla cannabis, più avanti ne incrocerò tre vestiti come in un videoclip ante litteram di Bob Marley, con tanto di copricapo che nasconde alla vista la folta capigliatura a rasta, né i raider, che al momento staranno correndo per la città facendo consegne a gente che non ha la minima intenzione di affrontare il caldo asfissiante delegando loro questa incombenza per pochi spicci, ma le forze dell’ordine, si sa, agiscono spesso senza seguire logiche che tali si possano definire. È questo il caso. Come è questo il caso del motivo per il quale sono tornato a casa martoriato dalle zanzare. Certo, c’è la faccenda del sangue dolce, o quel che è, e anche il fatto che vicino al locale di fronte al noto liceo di Milano, c’è una sorta di stagno, che per le zanzare dovrebbe essere il corrispettivo del locale nel quale Paolo Sorrentino ha girato la famosa scena Cafonal di La grande bellezza, con tutti i nuovi mostri a ballare sguaiati sulle note che Bob Sinclair ha remixato di Far l’amore di Raffaella Carrà, ricordo sempre con simpatia quando la Raffa si vantava, a suo modo, per l’Oscar cui aveva contribuito, apparentemente non cosciente che la sua musica era stata scelta proprio per quella trashitudine che quella scena pretendeva.
C’è tutto questo, ma c’è soprattutto quello che pochi giorni prima dell’apericena ha spinto uno stranamente incauto Beppe Sala, sindaco di Milano, stranamente vista la sua scelta dell’ultimo anno di scomparire alla vista e l’udito di tutti noi cittadini, l’inchiesta che lo vede indagato per le note faccende urbanistiche, dall’Hidden Garden, che per altro si trova a poche centinania di metri dal luogo in cui questa storia si svolge, in poi a riprova che parlare e fare non sempre vanno d’accordo, comunque, c’è tutto questo ma c’è soprattutto quello che pochi giorni prima dell’apericena ha spinto uno stranamente incauto Beppe Sala a dire che a Milano non ci sono più zanzare grazie alla scelta del Comune di non tagliare l’erba nelle piazze e nei parchi.
Non pago della sciocchezza detta, Beppe si è spinto oltre, l’ebbrezza del potere, come spesso succede a chi non venga fermato con durezza nel momento in cui la spara grossa, al punto da scambiare per silenzio assenso quella momentanea pausa tra una pernacchia e l’altra, andando a dire che il non tagliare erba e piante cresciute ad minchiam in giro per parchi, piazze e strade cittadine non era dovuto tanto a un taglio, quello sì, delle spese pubbliche atte a finanziare quelle attività, quanto piuttosto alla volontà ferrea di permettere quelle biodiversità che prevedono, appunto, che in quelle piante cresciute ad minchiam, in quelle erbacce alte, in quello che chiunque dotato di buonsenso chiamerebbe degrado crescano liberi e si diffondano anche i predatori delle zanzare, ringraziando Iddio Beppe non ci ha spiegato quali predatori, e nessuno glielo ha pietosamente chiesto.
Io ero rimasto alla notizia, data per certa da quelle credenze che prevedono poi che i gemelli non facciano gemelli, saltando una generazione, o che chi viene punto ripetutamente e con costanza dalle zanzare deve ciò al proprio sangue particolarmente dolce, come un’orzata fresca in un pomeriggio particolarmente afoso d’agosto, io ero rimasto, dicevo, che a mangiare le zanzare fossero i pipistrelli, giuro che pochi giorni prima di quell’apericena, sempre in calce a una cena con conoscenti legati ai figli, nello specifico una pizzata, di classe, medesimo quartiere, altro contesto, un tizio mi ha detto che a casa sua non ci sono zanzare perché davanti alle sue finestre svolazzano tre pipistrelli, come dei Batman chiamati in soccorso dal commissario Gordon, e non fatemi ricordare che a vestire i panni del commissario Gordon, nel video di lancio del ritorno di quei galantuomini dei Club Dogo, un paio di anni fa, è stato proprio Beppe Sala, o meglio, lui a impersonare il sindaco di Gotham City, Claudio Santamaria, romano, inspiegabilmente a vestire quelli di Gordon, il tutto mentre l’ex prefetto Gabrielli, anche ex capo della polizia, appena arrivato in città per salvare Milano dalla violenza e dalle gang, questo diceva lo storytelling delle opposizioni e di certi vip che non sanno come far parlare di loro, proferiva la famosa frase “Milano non è Gotham City”, quando si dice il tempismo perfetto. Il tizio, quello che non ha zanzare in casa grazie ai tre pipistrelli, ha anche detto che uno dei tre gli è entrato in casa, una volta, senza fare particolari danni, lasciando tutti un po’ interdetti, ma di fatto nessuno di noi aveva prove tali da non credergli sulla parola.
Più difficile credere a Beppe Sala, sindaco di Milano-Gotham City, non solo per quella faccenda, perché mai dovrei credere a uno che si presta a una pagliacciata del genere, fatte salve le varie questioni che lo stanno portando quotidianamente in procura, tipo i palazzi cresciuti come funghi o le porzioni di città regalate ai privati, a questo pensa la magistratura, ma soprattutto, difficile credergli perché Milano invasa dalle erbacce e dalle piante cresciute ad minchiam è anche invasa da zanzare che sembrano prodotte in laboratorio da qualche scienziato pazzo pronto a diventare villain di un qualche prossimo episodio della saga di Batman al cinema, zanzare che ridono al sentire il profumo dell’Autan, e che non si fanno problema di suggere il tuo sangue anche attraverso il tessuto di una qualche t-shirt, alla faccia della biodiversità e dello sbandierarla manco fosse la soluzione alla deriva apocalittica che ha preso il nostro martoriato pianeta (martoriato come me, ora che sono tornato a casa).
Siccome però io in teoria parlerei di musica, non solo di musica, ma spesso di musica, e siccome parlare di biodiversità in questo particolare settore è quantomai improbabile, tutto si può dire tranne che la musica di oggi tenda alla non omologazione, tutti gli stessi autori, gli stessi suoni, gli stessi produttori, spesso gli stessi feat e anche le stesse voci filtrate dall’autotune, ecco, parlare di biodiversità in musica mi diventa necessario, tanto più che esiste, vivaddio, qualche eccezione, una di quelle lucciole che davamo per sparite già dai tempi di Pasolini, e che invece tornano a farsi vive, sporadicamente, coraggiosamente, andando decisamente contro corrente. Parlo, e so che è un’iperbole bella violenta, di Ditonellapiaga, artista di gran pregio che si è messa in evidenza in epoca Covid al Festival di Sanremo, andando a cantare in compagnia di Rettore, un tempo Donatella Rettore, la sua, sua di lei, Ditonellapiaga, Chimica, per poi tirare fuori una serie di altri brani che ne hanno ulteriormente inspessito la credibilità e l’indubbio valore, i suoi due album Camuflage e Flash sono da recuperare a da mettere fissi laddove ascoltate musica, voglia l’Iddio cui poco fa si inneggiava non su Spotify. Ecco, Ditonellapiaga, che si muove nel mainstream con piglio da outsider e da indipendente, complice un talento innato nell’azzeccare canzoni e un carisma sul palco quasi unico in Italia, se su un palco c’è lei e qualcun altro/qualcun’altra è chiaro che sarà lei a spiccare. Ditongellapiaga ha deciso di tirare fuori due canzoni, indicandoli come lato A e lato B di un singolo, come usava fare quando i singoli erano ancora in formato fisico, i famosi 45 giri, andando a coverizzare due brani di matrice decisamente diversa, ma che sotto il suo trattamento diventano immediatamente ditonellapiagosi, Cerco un uomo e Febbre d’amore. Il primo è un brano portato al successo ormai una vita fa, nel 1977, venti anni prima che nascesse Ditonellapiaga, da Sandra Mondaini, brano divenuto sigla del programma tv Noi no, non per nulla il testo è scritto da Enrico Vaime e Italo Terzoli, brano a sua volta Lato B del singolo che vedeva sul lato A Ma com’è forte Tarzan?, Cerco un uomo sigla d’apertura, quest’ultimo sigla di chiusura del programma, chi c’era ben ricorda la sigla in bianco e nero con protagonista la stessa Mondaini con Raimondo Vianello, una scena poi ripresa dai Tiromancino per il video di La descrizione di un attimo, in quel caso Valerio Mastandrea e Paola Cortellesi a vestire i panni di Tarzan e Jane, Frankie Hi NRG alla regia, era il 2000. Febbre d’amore, invece, canzone che porta le firme prestigiose di Rosario Bella e Cheope, è stato portato al successo da Marcella Bella nel 1984, quindi sempre qualcosa come quarantuno anni fa, anche in questo caso il tocco della cantautrice romana si fa sentire che è un piacere.
Un modo di indicare un cambio di rotta, credo, sempre nell’ottica della biodiversità, ma stavolta una biodiversità che a differenza delle punture delle zanzare grosse come tacchini di Milano è assolutamente piacevolissima, godibile e anche senza rischio che il tutto finisca nel calderone di una qualche inchiesta su una gestione dell’urbanistica quantomeno spericolata. Dio, sempre lui, preservi Ditonellapiaga e spazzi via le zanzare, esseri inutili evidentemente messi in terra per un mero vezzo del Creatore.