Iniziato il processo per abusi contro il tuffatore azzurro Andreas Sargent Larsen 

L’azzurro ha comunque preso parte ai Giochi Olimpici di Parigi

Sono di alcuni mesi fa, poco prima dei Giochi Olimpici di Parigi 2024, le accuse di abusi e molestie a carico del tuffatore azzurro Andreas Sargent Larsen.

È iniziato a Roma, il processo che vede il tuffatore coinvolto accusato di stalking. A parlare V. la ex fidanzata che all’epoca aveva 15 anni, mentre lui è classe 1999 e i due si allenavano inisieme facendo parte dello stesso team.

«La nostra relazione è cominciata a giugno del 2021. Mi sentivo lusingata, perché lui era più grande. Sin dal primo momento mi chiedeva foto e video per vedere dove fossi. Uno dei primi episodi di gelosia risale a settembre del 2021. Mentre stavo lasciando la piscina avevo alzato lo sguardo per vedere gli altri allenamenti in corso. Ma, una volta usciti, in auto, ha cominciato a urlare, mi ha sbattuto la faccia sul volante. Pensavo di essermi rotta il naso perché ero tutta rossa. Allora per coprire il rossore mi ha fatto mettere una mascherina».

A luglio 2022 poi la fine della relazione con la persecuzione, con chiamate e messaggi, piazzamenti e insulti.

«Ero l’ambiente in cui ero cresciuta, e lui l’aveva fatto diventare un incubo. Mi avevano allontanato tutti. Ebbi anche un infortunio, che mi ha complicato la carriera. E allora andai via da quel posto. Non ero più in grado di vivere in quell’ambiente. Lo denunciai con l’aiuto dei miei genitori».

Andreas Sargent Larsen è stato prima sospeso, ma per doping per tre mesi e per un anno dalla Federazione per via delle violenze a Virginia.

La ragazza su Andreas Sargent Larsen poi ammette: «Anche io ero gelosa, i primi tempi, ma come lo sarebbe una ragazza alle sue prime esperienze d’amore. Di lui ero innamorata tantissimo. Ma non l’ho mai ossessionato. Mai. Mai chieste le sue foto o video, mentre non ero con lui. Avevo paura, lui era potente, tanta potente rispetto a me. E allora ho voltato le spalle alla mia vita d’adolescente. E sono partita. Ho dovuto dire addio a tutto».

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