Tonio Cartonio ci insegna a non credere ai titoli clickbait

Da persona che scrive e che cerca di informare, più sulla cultura che su altro, ma di informazione si tratta, odio vedere le notizie travisate.

Credo che il click bait sia veramente il male del giornalismo, sia quella cosa che porta la gente comune ad allontanarsi dalla lettura, dall’informazione e dal credere a ciò che si vede, finendo quasi ad assumere le vesti dei complottisti.

Ecco perché io ho sempre scritto solo quello di cui ero a piena conoscenza, verificando le fonti, informandomi a mia volta, studiando, a volte anche aspettando, se necessario.

Ed è anche per questo che quando mi capita di vedere una testata giornalistica fare clickbait perdo un po’ di fiducia anche io.

Questo mi è successo qualche giorno fa, quando navigavo online e mi sono ritrovata di fronte ad un articolo in cui Danilo Bertazzi, ovvero Tonio Cartonio della Melevisione, dichiarava che dopo l’11 settembre la Rai lo ha lasciato a casa per due anni.

A me sembrava strano, era un’accusa forte e anche con poca attinenza alla principale della frase stessa.

Leggendo l’articolo poi, mi sono resa conto che le parole sono state del tutto travisate.

Danilo non aveva minimamente detto quello, ma i giornalisti lo hanno scritto comunque, e la notizia ha iniziato a girare e essere ripresa un po’ dappertutto, mettendo ancora di più in una posizione scomoda Danilo.

Danilo, in realtà, in quell’intervista raccontava un po’ della sua esperienza televisiva con la Melevisione e rifletteva su quanto potesse avere avuto senso, ai tempi, l’11 settembre del 2001, interrompere il programma, seguito solo da bambini, spesso anche molto piccoli, per mandare in onda la notizia e le immagini delle torri colpite, con fuoco e feriti ovunque, ad un pubblico del genere.

Il suo interrogativo era più che lecito, e neppure scorretto, già ai tempi eravamo bombardati da notizie che ci terrorizzavano , e a volte senza cognizione di causa, perché far sapere a un bambino di 6 anni di tutti quei morti, non serviva a nulla, se non a trasmettergli una gran paura e basta.

Travisare le parole intelligentissime, di Danilo, conferma ancora una volta quell’avvenimento, ovvero: informiamo davvero per informare, prendiamo coscienza del potere che ha l’informazione, o lo facciamo perché pensiamo sia la cosa migliore senza ragionare al fine, alle conseguenze, ai modi, al mezzo e a chi diamo la nostra notizia?

Danilo aveva ragione, la Melevisione non doveva essere interrotta, i bambini non dovevano macinare quel tipo di informazione, non serviva a niente e a nessuno, e trasformare ora le sue parole, porta solo a screditare ulteriormente tutto un settore, un mestiere e un ruolo, che dovrebbe essere di massima autorevolezza, ma diventa solo uno dei mille burattinai che trainano i fili di un qualcosa più grande, che nemmeno loro sanno bene cos’è.

Io, invece, credo molto nel potere della comunicazione e dell’informazione, ecco perché ci tenevo molto a ridare credito a Danilo, a riformulare il discorso che ha fatto e provare a ragionarci su insieme, a ridare vita a un avvenimento del 2001, di quasi 24 anni fa, l’anno della mia nascita, un avvenimento che ha sconvolto il mondo e che ha segnato un’era, ma che innegabilmente, è stato anche strumentalizzato per creare un tipo di narrativa e per alimentare una paura e un terrore nelle case delle persone, a discapito di chi guardava la tv, a discapito di tanti bambini, che ancora oggi ricordano.

Ecco perché chi ha questo potere, perché poter usare certi strumenti per me equivale a un potere, deve rendersi conto di che peso abbia, perché come disse una volta un vecchio saggio: Da grandi poteri derivano grandi responsabilità.

E il succo è questo.

Vi invito sempre a ragionare quando guardate qualcosa, quando leggete, quando vi informate, che sia il TG, che sia un giornale, che sia un podcast, la radio, da ogni media.

Perché l’informazione rende liberi, ma bisogna saperla leggere, bisogna saperla interpretare e codificare, perché spesso non tutto quello che ci troviamo davanti è vero, e su questo marciano, sulla nostra incapacità a decodificare.

Il mio intento di oggi è invitarvi a riappropriarvi del vostro potere di lettura, in un momento storico come quello attuale, dal genocidio a Gaza, alla guerra Ucraina-Russia, dalle uscite continue di Trump alla morte di Papa Francesco, bisogna imparare a leggere i contesti, e ricordarsi sempre che non tutto quello che leggiamo è realtà.

È assurdo, ma anche nel 2025, Tonio Cartonio è riuscito a darci una lezione importante, l’importanza dell’interpretazione, e lezione più grande non poteva farci.

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Lucia Monina, nata in Ancona nell'agosto del 2001, è una fotografa e scrittrice, che studia presso l'accademia delle belle arti di Brera, a Milano. Ha esposto le sue fotografie in varie occasioni, tra le quali il punto zero di Sesto, il Lock di Lambrate e il LatoB di Milano. Ha scritto una biografia di Taylor Swift, con Diarkos Editori. Scrive di musica, cinema e arte.

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