Daniele Fabbri, saluti romani e apologia di fascismo, ma non come vi immaginate

Probabilmente ultimamente vi sarà capitata la notizia di un comico italiano che è stato denunciato dal nostro presidente del consiglio, Giorgia Meloni, per averla definita “puzzona” all’interno di uno spettacolo di stand up.

Ecco, quel comico è Daniele Fabbri, e il fatto, anche se sembra una barzelletta, è successo davvero.

E quindi vi suonerà strano immaginarvi uno spettacolo di Daniele Fabbri condito da saluti romani e apologia di fascismo, ecco, ora vi spiego meglio, perché ovviamente nulla è come sembra.

Se però conoscete Daniele Fabbri, solo per questo motivo, è un peccato.

Io ho conosciuto Daniele Fabbri, come comico, tre anni fa, grazie al mio ragazzo che mi ha mostrato un suo vecchio sketck, proprio contro i fascisti, ricordo di aver riso tantissimo, di recente ero venuta a conoscenza della querela e, di conseguenze, anche del nuovo spettacolo che portava in giro per l’Italia: “Quando c’era lei”, quindi quando sono venuta a sapere che a Como teneva una serata non potevo che essere lì.

Venerdì sera mi sono ritrovata ad assistere al suo spettacolo e a ridere, ridere davvero tanto, e sono stata felice di vedere una sala intera ridere di gusto, proprio come me.

Questo spettacolo, però, non è stato come me lo ero immaginata, ma decisamente meglio, Daniele ha sì iniziato raccontando il suo increscioso con Giorgia Meloni, però poi si è concentrato sul fare uno spettacolo comico che coprisse varie sfaccettature, dal rivendicare e spiegare su cosa ha senso e cosa non ha senso fare battute oggi, e anche perché la comicità dovrebbe adattarsi ai cambiamenti del mondo, senza mancare di rispetto a nessuno, ma che non per questo motivo non si possano più toccare certi temi, basta saperlo fare, e per saper fare satira, serve la testa, che lui ha dimostra di avere, scardinando quindi tutto quello che si è detto fin ora sul politicamente corretto e scorretto che sia.

Ha poi parlato dei problemi dell’arrivare ai 40, dei problemi dei giovani ora, insomma come sopravvive ogni età in un mondo come il nostro, che sembra andare verso un declino.

E, ovviamente, ha parlato del fascismo, affiancato dalla sua barbie bionda che faceva il saluto romano. (ogni riferimento puramente casuale)

So che detto così può sembrare sospetto, ma in realtà questo spettacolo penso sia uno dei più utili che abbia mai visto negli ultimi tempi, e perché dico questo, perché non si è limitato a spiegare quanto sia pericoloso e stupido il fascismo, e quanto sia necessario debellarlo, ma è stato anche attento a spiegare perché stia tornando di “moda”, e cosa spinga la gente ad accoglierlo a braccia aperte, come se fosse l’unica soluzione per un apparente benessere collettivo.

Ha spiegato, con tanta ironia pungente, quanto sia inutile farsi la guerra tra poveri, quanto sia inutile accusare chi vota destra senza capire perché sono arrivati a votare destra, perché si sentano sconfortati dal resto, ma perché anche questa loro scelta non sia sensata, perché la destra si approfitta proprio di queste paure, di queste insicurezze, di questa rabbia covata per anni.

Insomma è uno spettacolo comico, ma è anche tanta storia, condita da ironia piccante, che rende il tutto leggero e fruibile a qualsiasi età.

È uno spettacolo comico, ma è anche consapevolezza e divulgazione, e questo vale tanto in un periodo del genere, in cui sembra che tutti abbiano paura a dire la loro, paura a prendere una posizione netta, paura ad affrontare il temibile nemico: il fascismo.

Ci si poteva aspettare uno spettacolo più neutrale, più sottotraccia, più venduto da belle parole e finto pentimento dopo la querela, invece no, Daniele Fabbri affronta il tutto a testa alta e con molta schiettezza, e prende questo avvenimento come possibilità di divulgazione e senso di coscienza collettiva.

Per questo tornata a casa mi sono sentita di non aver assistito solo a della stand up, ma a un esempio di come i potenti attaccano un artista meno forte e di come questo artista riesca a continuare a lottare, apparentemente da solo, ma fisicamente con un pubblico che lo sostiene, e questo è un bel senso e esempio di collettività.

Vorrei dirvi altro sullo spettacolo, ma poi mi sembrerebbe di aver spoilerato tutto e si perderebbe la bellezza di ascoltarlo con le proprie orecchie.

Il mio consiglio è quindi di andarlo a vedere, e sostenere gli artisti quando vengono ghettizzati, perché questo è il vero esempio di “non si può più dire niente”, non quello che ci spaccia il governo, perché loro di cose ne dicono eccome.

Daniele Fabbri, in “Quando c’era lei”, ci mostra cosa vuol dire affrontare realmente il fascismo, questo mostro sacro, che a noi tutti fa un’enorme paura.

Ci insegna che per sconfiggerlo bisogna citarlo, bisogna ammettere che esista, bisogna esaminarlo a fondo e interrogarsi sul perché sia tornato, ecco quindi, che paradossalmente, ci troviamo Daniele Fabbri fare il saluto romano, perché per debellare un problema, bisogna prima ammetterlo di averlo, e non continuare a nasconderlo, perché la paura non ci aiuterà, l’ironia magari sì.

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Lucia Monina, nata in Ancona nell'agosto del 2001, è una fotografa e scrittrice, che studia presso l'accademia delle belle arti di Brera, a Milano. Ha esposto le sue fotografie in varie occasioni, tra le quali il punto zero di Sesto, il Lock di Lambrate e il LatoB di Milano. Ha scritto una biografia di Taylor Swift, con Diarkos Editori. Scrive di musica, cinema e arte.

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