Caso Resinovich, parla Sebastiano Visintin: «Non sono stato io a uccidere Lilly»

Le parole del marito di Lilly
Da ormai diverso tempo si cerca di far luce sull’omicidio di Liliana Resinovich. Nelle ultime ore, il marito, Sebatiano Visintin ha risposto a Corriere della Sera alle accuse a distanza dell’amico di Lilly, Claudio Sterpin.
Quest’ultimo, ha dichiarato: «Una sola persona aveva interesse a far sparire e poi ritrovare il suo cadavere».
Secondo la versione di quest’ultimo, Lilly avrebbe confessato la relazione al marito causando la sua ira:: «È tutto falso… io non ho mai saputo che loro si frequentassero, pensavo che Lilly andasse solo a stirargli le camicie».
Poi a Sterpin replica: «Ma è quello che dico anch’io: che senso ha la messinscena con sacchi, sacchetti, cordino, e perché portare Lilly in quel boschetto con il rischio di essere visti? E io ammazzo mia moglie per la pensione, neanche fosse stata di un miliardo?».
Resinovich sarebbe stata uccisa il giorno della sua scomparsa e il cadavere sarebbe stato ritrovato solo 20 giorni dopo. Intanto, il medico legale Raffaele Barisani, consulente di Visintin, si è detto «sorpreso» perché «il corpo di Liliana sia sempre rimasto lì e il fatto che venga ipotizzato l’omicidio come causa della morte».
In ogni caso, Visintin è felice che il caso sia stato riaperto: «Anch’io sono alla ricerca della verità e quindi penso sia una cosa importante».
Poi si sofferma sui codici segreti:: «Il fratello di Lilly dice che lei gli aveva confidato che dietro un quadro di casa nostra c’erano dei codici segreti e non voleva che io lo sapessi. I codici non ci sono più. C’è forse un’altra pista? Cos’erano quei codici? Una cassetta di sicurezza? Documenti? Foto? Denaro?».