Vallanzasca, rifiutata la richiesta di semilibertà dopo 50 anni di detenzione
Vallanzasca, rifiutata la richiesta di semilibertà dopo 50 anni di detenzione. Il famoso criminale deve scontare 4 ergastoli
Renato Vallanzasca è tra i più noti criminali italiani. A suo carico accuse di rapine, sequestri, omicidi ed evasioni, commessi tra gli anni Settanta e Ottanta. Da 50 anni Vallanzasca è in carcere e oggi che ha 72 anni ha chiesto la semilibertà, richiesta che però è stata respinta dal giudice.
Vallanzasca si trova nel carcere di Bollate, dove il tribunale di Sorveglianza gli ha negato sia l’accesso alla libertà condizionale che al regime di semilibertà. La decisione è arrivata nonostante la procura generale avesse dato parere positivo.
Tra le motivazioni del giudice del tribunale di Sorveglianza c’è il fatto che Vallanzasca «non ha mai mostrato comportamenti positivi di ravvedimento da cui poter desumere l’abbandono delle scelte criminali». Inoltre, a Vallanzasca viene riconosciuto un comportamento oppositivo, citando “un diverbio avuto ad agosto con un agente della polizia penitenziaria durante il controllo delle urine”.
Il tribunale di Sorveglianza riconosce come Vallanzasca sia «un uomo provato» ma le «condizioni di salute del detenuto non possono avere rilievo», dice il giudice.
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Gli avvocati di Renato Vallanzasca non negano la gravità dei reati commessi dal loro assistito e per i quali fu condannato a quattro ergastoli, però chiedo che dopo tanti anni abbia il diritto di accedere ai benefici di legge previsti.
Vallanzasca è noto anche per le numerose rivolte carcerarie e rocambolesche evasioni, di cui si è reso protagonista nel 1987 e nel 1995. Richieste di grazia o di semilibertà sono state avanzate negli anni e sempre rifiutate. Per i giudici l’intero «percorso» di Vallanzasca «è stato connotato da involuzioni trasgressive imputabili» alla sua «personalità» e non è «possibile ravvisare» in lui quel «requisito del sicuro ravvedimento» previsto dalla legge per la libertà condizionale.
Il Tribunale ha valutato, poi, in linea col sostituto pg Antonio Lamanna, come nemmeno la favorevole relazione della direzione del carcere fosse riuscita «ad individuare presupposti di ravvedimento». Parlava, infatti, spiega il collegio, di un «adeguato livello di ravvedimento», espressione che rinforza la «convinzione che tale ravvedimento non vi sia».
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