Stretta sul Reddito di Cittadinanza, ecco cosa cambierà secondo le intenzioni del nuovo governo guidato da Giorgia Meloni
Il governo Meloni ha deciso di dare una stretta al Reddito di Cittadinanza. Già nel discorso programmatico, Giorgia Meloni aveva parlato del Reddito di Cittadinanza come di una sconfitta. Ha detto la Meloni: «ha rappresentato una sconfitta per chi era in grado di fare la sua parte per l’Italia». Nelle intenzione della Premier, il Reddito di cittadinanza non scomparirà. Ma ha parlato della volontà di «mantenerlo e, laddove possibile, aumentare il doveroso sostegno economico per i soggetti effettivamente fragili non in condizioni di lavorare», ma «per gli altri la soluzione non può essere il Reddito di cittadinanza, ma il lavoro».
Dello stesso avviso è il vice premier Matteo Salvini, che aveva avanzato la proposta di sospendere per sei mesi l’erogazione «a quei 900mila percettori del reddito che sono in condizioni di lavorare e che già lo percepiscono da diciotto mesi» e di destinare le somme risparmiate per prorogare Quota 102 nel 2023.
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Ma quanti sono in effetti i percettori del Reddito di Cittadinanza? A dircelo è una nota dell’Anpal: “Sono 919.916 i beneficiari del reddito di cittadinanza indirizzati ai servizi per il lavoro. Questi i dati al 30 giugno 2022″. La nota specifica che: “Di questi, 173mila (18,8%) risultano occupati, 660mila (il 71,8%) sono tenuti alla sottoscrizione del patto per il lavoro e i restanti 86mila (9,4%) risultano esonerati, esclusi o rinviati ai servizi sociali”.
Sempre l’Anpal, specifica che: “Oltre la metà dei beneficiari occupati, il 53,5%, ha un contratto di lavoro a tempo indeterminato o in apprendistato. Gli under 30 fanno invece registrare il livello maggiore di precarietà: tra questi, infatti, sono oltre il 55% coloro che hanno un contratto a termine. Fra tutti i beneficiari che lavorano con contratti a tempo determinato (il 39,2%), oltre la metà ha un contratto con durata pari o inferiore a 6 mesi”.
Mentre “Dei 660mila beneficiari soggetti al patto per il lavoro (dunque non occupati, non esonerati e non rinviati ai servizi sociali), quasi i tre quarti – il 72,8%, corrispondente a 480mila persone – non ha avuto un contratto di lavoro subordinato o para-subordinato negli ultimi 3 anni. I soggetti presi in carico dai servizi per il lavoro sono 280mila, pari al 42,5% dei 660mila soggetti al patto per il lavoro”.
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