“Unabomber”: il documentario sulle celebri e drammatiche vicende di cronaca

In onda questa sera in prima serata su Rai Due

Va in onda questa sera, in prima serata su Rai Due “Unabomber”, il documentario sui due criminali, uno americano e l’altro italiano , le cui azioni hanno occupato la cronaca e i giornali di tutto il mondo tra la fine degli anni ‘70 e l’inizio degli anni 2000.

Mentre l’Unabomber americano mandava pacchi bomba in nome di una guerra personale contro la tecnologia, quello italiano, che non è mai stato scoperto.

Quest’ultimo non rivendicava gli attentati, agiva con motivazioni misteriose colpendo anziani, donne e persino bambini.

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Coprodotto da Rai Documentari e Verve Media Company, il documentario ripercorre le azioni di Unabomber italiano che tra il 1994 e il 2006 nel 1994 colpì il nord-est d’Italia.

L’uomo fabbricò più di 30 ordigni esplosivi, sempre più sofisticati e pericolosi, seminando terrore nelle sagre di paese, sulle spiagge dell’adriatico, nei supermercati, nei cimiteri, nelle chiese.

L’Unabomber americano si chiamava Theodore Kaczynski e mandava pacchi bomba in nome di una guerra personale contro la tecnologia.

Il documentario parte dal criminale italiano grazie alle testimonianze del giornalista e scrittore Gianni Riotta, di David Wright, una delle vittime scampate e di David Kaczynski, il fratello di Theodore.

“Unabomber” è un acronimo che sta per University and Airline Bomber, nome in codice dato dall’Fbi, perché Kaczynski colpiva nelle Università e aveva cercato di fare una strage su un aereo in volo.

Kaczynski, genio della matematica affetto da schizofrenia, a 27 anni si dimette dal corpo insegnanti dell’Università di Berkley e alla fine degli anni 70 esegue i primi attentati, che proseguono fino al 1995, con un bilancio di 3 vittime e 23 feriti.

Negli Stati Uniti esplode il panico e l’Fbi scatena la più grande caccia all’uomo della storia americana.

La vicenda si conclude con l’arresto di Kaczynski nell’aprile del 1996.

Nel 1994 in Italia inizia a colpire l’attentatore del nord est. Il gioco crudele dell’Unabomber italiano comincia senza clamori, seguendo un filo rosso noto solo a lui, gettando nel panico il Pese intero.

L’incubo inizia dalla sagra degli Osei il 21 agosto del 1994 a Sacile, in provincia di Pordenone, dove un “tubo bomba”  ferisce superficialmente una mamma e le due sue figlie.

La Polizia crea il pool anti-unabomber diretto da Diego Parente, mentre l’inchiesta arriva sulla scrivania del Pubblico Ministero di Venezia Luca Maria Marini.

Questo individua un sospettato principale, l’ingegner Elvo Zornitta, grande esperto di esplosivi, i cui spostamenti lavorativi sono compatibili con gli attentati di Unabomber.

Nel 2006 l’ultimo attentato, lungo l’argine del fiume Livenza. Poche settimane dopo, il colpo di scena.

Durante una delle perquisizioni a casa dell’ingegner, vengono sequestrate un paio di forbici.

La lame risultano compatibili con i tagli trovati su un lamierino rinvenuto nell’ordigno nell’inginocchiatoio della Chiesa di Sant’Agnese a Portogruaro il 2 aprile del 2004.

Unabomber sembra smascherato, anche perché gli attentati finiscono. La perizia richiesta dall’avvocato difensore di Zornitta dimostra come il lamierino sia stato tagliato con le stesse forbici ma dopo il sequestro.

Il responsabile della manomissione viene individuato in Ezio Zernar, direttore tecnico del laboratorio investigazioni criminali della Procura di Venezia. Le conseguenze sono enormi.

Il Procedimento contro Zornitta venne archiviato.

Il pool anti-unabomber viene sciolto ed Ezio Zernar verrà condannato per aver manomesso il lamierino.

 

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