Michele Merlo, la perizia evidenzia la responsabilità del dottore con elementi di responsabilità colposa e negligenza
Si è svolta ieri, 29 settembre, la prima udienza del processo sulla morte del cantautore Michele Merlo. Il giovane, secondo la difesa aveva buone probabilità di salvarsi se gli fossero state somministrate cure repentine, sostenendo, inoltre, un comportamento superficiale da parte del medico legale.
Si legge su Il Resto del Carlino: “Quello che è emerso in maniera pacifica – ha detto l’avvocato della famiglia, Marco Antonio Dal Ben – è la responsabilità del dottore. Michele era giovane, sano e in forma, se tra il 26 e 27 maggio avesse tempestivamente iniziato una cura adeguata, si sarebbe salvato”.
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Il Resto del Carlino pubblica anche il resoconto dell’oncologo Valter Bortolussi e del medico legale Antonello Cirnelli, secondo cui “Il comportamento del medico curante il 26 maggio 2021 risulta censurabile a titolo di imperizia, imprudenza e negligenza”. Corretto sarebbe stato “inviare immediatamente Michele Merlo in Pronto soccorso per eseguire un emocromo urgente”.
“L’udienza – ha precisato all’Ansa il legale della famiglia Merlo – ha confermato con grande chiarezza come secondo i periti vi sono elementi di responsabilità colposa e negligenza”.
“Ci sarebbe dovuto essere un percorso diagnostico che non c’è stato”, conclude il legale, “Resta, secondo i periti, però l’incognita del nesso di causa, ovvero l’elemento capace di stabilire quanto una diagnosi tempestiva avrebbe pesato sulla salvezza di Michele”.
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