Chef e ristoratori cercano lavoratori, ma a quali condizioni? La testimonianza di un giovane che racconta le condizioni di lavoro effettive
Spesso leggiamo nelle prime pagine dei giornali le notizie riguardanti chef, ristoratori o imprenditori del settore turistico, i quali lamentano la mancanza di persone disposte ad accettare il lavoro proposto. Se da un lato potrebbe effettivamente esserci una tendenza a scartare certe tipologie di lavoro molto faticoso, dall’altro bisogna comprendere le motivazione del rifiuto.
In un recente articolo comparso su Il fatto quotidiano, vengono raccolte le testimonianze di persone che hanno mostrato le offerte di lavoro offerte e le condizioni. Una di queste testimonianze è raccontata da Daniele, il quale dice: “La maggior parte delle volte le offerte vengono esplicitate per telefono oppure dal vivo, senza lasciare prove. Capita però che alcuni datori di lavoro scrivano via mail nero su bianco condizioni che hanno ben poco di legale”.
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Daniele parla di due offerte di hotel a 4 stelle a cui avrebbe risposto e che si è trovato costretto a rifiutare per la poca chiarezza. Si legge su Il fatto quotidiano: “La prima struttura, sul Lago di Garda, cercava un pasticciere che lavorasse 10 ore al giorno per 6 giorni su 7. Sessanta ore di lavoro a settimana. “Non ho idea del compenso perché mi sono fermato quando ho letto che proponeva uno stipendio tutto incluso, dunque comprendente di tfr, ferie, 13sima, 14sima per aumentare il compenso mensile, da pagare tramite bonifico e una parte in contanti. Mi sono fermato a questa proposta, scritta nero su bianco come fosse una cosa normale””.
Per l’altra offerta, dice Daniele: “Mi ha offerto 1900 euro al mese, sempre omnicomprensivi di tutto, per lavorare come capo partita sette giorni su sette, mattina, pranzo e cena, quindi almeno 12 ore al giorno. Alla mia richiesta di avere almeno un giorno libero a settimana, mi hanno risposto che il compenso si sarebbe abbassato a 1600 euro al mese. Sempre per 12 ore al giorno. Questo è quello che si trova in giro”.
Conclude Daniele con uno sfogo contro le affermazioni di chi li accusa di non voler lavorare: “Onestamente, dopo anni di sacrifici, mi sono accorto che non vivo più, soprattutto facendo il paragone con amici che hanno lasciato la ristorazione. Loro hanno sabato e domenica liberi, ferie pagate, otto ore al giorno. Io mai avuti questi ‘privilegi”. Aggiungr: “Ho lavorato 13 ore per 20 euro a Ferragosto 2020, dopo il periodo della prima ondata Covid con la scusa che ‘la pandemia ha colpito tutti, ora questi sono i compensi’. Sto valutando di lasciare il settore perché non riesco a trovare nessuno che garantisca il minimo. Non ho mai percepito tredicesima, a volte nemmeno il TFR. Può un ragazzo rivolgersi sempre ad un avvocato per ricevere quello che gli spetta e poi essere etichettato come uno che non ha voglia di lavorare?”.
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