Alfonso Signorini spara a zero sui concorrenti: “Al Gf sono più stupidi che razzisti”
Alfonso Signorini ha parlato del Grande Fratello Vip 6 facendo il punto sull’edizione che sta per concludersi e sparando a zero su alcuni concorrenti in un’intervista al Corriere della Sera
Alfonso Signorini parla del Grande Fratello Vip che lunedì chiuderà i battenti di questa lunga sesta stagione durata sei mesi. Alla domanda del giornalista Renato Franco del Corriere della Sera, che ha chiesto: Quindi alcuni concorrenti sono più stupidi che razzisti? Signorini ha risposto:
«Certo che sì. A un certo punto la situazione era sfuggita di mano e mi sono sentito in dovere di parlare a tutti e dargli un consiglio: uscite piuttosto che dare il peggio di voi come state facendo, vi fate del male da soli».
Lo stesso conduttore del Gf ad un certo punto ha ammesso che era «una brutta tv da ascoltare» ma spiega al contempo perché non poteva prendere dei provvedimenti più duri: «Non si può fare del Gf un campione di correttezza, è un programma per sua natura politicamente scorretto; la diretta non si può edulcorare né si può dare una visione della realtà diversa da quella che è. Nelle edizioni precedenti eravamo più rigorosi e inflessibili, e ci sono stati attriti e contrasti nel gruppo di lavoro. A me ad esempio la squalifica di Fausto Leali per la N-word era sembrata esagerata e fuori luogo. Fin dall’inizio ho messo sul tavolo che volevo un’edizione che fosse più spregiudicata come è nella natura del programma».
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E poi aggiunge sull’edizione ancora in onda:
«Quest’anno alcune espressioni sono state decisamente fuori luogo e le abbiamo condannate sempre con fermezza, ma sappiamo distinguere cosa è veramente ingiurioso da quanto invece è provocatorio, frutto di un’esasperazione o stupidità. Poi i social trasformano tutto in un caso nazionale, ma se ragionassimo solo con il politicamente corretto non dovremmo nemmeno andare in onda 24 ore su 24».
Poi alla domanda: “Il Grande Fratello non è un format superato?”, Signorini spiega:
«Forse usurato, non superato. È seguitissimo dai social, fa dibattito in rete, è un affresco nel bene e nel male di quello che viviamo tutti i giorni. Katia Ricciarelli dimostra che l’archetipo della nonnina di Cappuccetto Rosso non esiste: si associa l’idea della persona più che matura alla quintessenza della bontà e dell’accoglienza, ma lei è tutto fuorché buona e accogliente. Mi piace portare in scena queste contraddizioni».
«Avevamo rapporti che sono rimasti epici, e non si è rassegnata alla mia scelta, mi spiace per lei. Capisco che possa essere una sconfitta dopo tante mirabilia, ma è andata così: io sono profondamente omosessuale».
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