Caso Ciro Grillo, non si esclude l’uso della “droga dello stupro”. A dirlo è la perizia presentata dalla consulenza della vittima
La consulenza medico legale del prof. Enrico Marinelli nel caso Ciro Grillo non escluderebbe l’uso della ben nota “droga dello stupro”. A riportare le dichiarazioni di Marinelli è il Corriere della Sera: le droghe dello stupro «in quanto costituite da liquidi inodori e incolori, facilmente mescolabili alle comuni bevande, anche non alcoliche, senza che la vittima se ne possa accorgere» sono «particolarmente insidiose». Per questo motivo, dice lo specialista «in linea puramente teorica non è possibile escludere l’uso di sostanze di questo tipo, prima o in associazione con l’alcol».
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La consulenza è stata depositata in vista della prossima udienza, stabilita per il 15 novembre, «redatta nell’interesse» di Silvia, la ragazza che ha mosso le accuse nei confronti di Grillo e dei suoi amici, Edoardo Capitta, Francesco Corsiglia e Vittorio Lauria, per i fatti accaduti tra il 16 e il 17 luglio del 2019 » in Sardegna.
L’ipotesi della somministrazione della droga dello stupro viene avanzata in base alle condizioni della ragazza e alla sua amnesia, causata probabilmente dal mix della droga con alcol: «un’amnesia – dice l’esperto – senza la perdita di coscienza e la capacità di compiere azioni complesse come conversare, guidare, avere rapporti sessuali e perfino uccidere». In queste condizioni, la ragazza, scrive il medico, non poteva essere in grado di dare il proprio consenso all’atto sessuale, per questo la difesa di Silvia, rappresentata dall’avvocato Buongiorno, parla di costrizione fisica, avvalorata anche dalle lesioni rilevate su braccia e gambe della ragazza.
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